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domenica 13 marzo 2011

Biochimica del digiuno [in fase di elaborazione....]

Dalla sandbox del mio ex-account Carlog3 su Wikipedia[0]

Il grasso è un efficiente modo di immagazzinare l'eccesso energetico. Con 9,3 calorie per grammo, esso contiene più del doppio di energia per unità di peso rispetto a carboidrati e proteine (entrambi 4,1 cal/g). Un maschio di corporatura media di 70 kg ha circa 12 kg (vale a dire il 18% del peso in un individuo magro) di grasso che conserva approssimativamente 117.000 calorie. Questa riserva di energia potrebbe durare, teoricamente, durante il digiuno di una persona a riposo, circa 70 giorni, a un tasso di 1.680 calorie (1 cal/kg/ora) al giorno. (Dopo due settimane, le proteine forniscono solo il 5% circa del fabbisogno calorico giornaliero). Facendo un'attività moderata, questo periodo si dimezza[1]

Durante il digiuno, il corpo è sottoposto a mutamenti ormonali e metabolici onde attingere selettivamente la sua estesa scorta di energia nei tessuti adiposi e dunque economizzando il dispendio delle proteine vitalmente utili. L'immagazzinamento nel corpo di glicogeno e glucosio dura solo poche ore. Anche in caso di morte causata da inanizione, le proteine del sistema nervoso centrale risultano risparmiate. Le strutture meno vitali come grasso e proteine dei muscoli[2] sono usati per prima dopo l'esaurimento di glicogeno.

Il digiuno può essere diviso in quattro fasi:
  • Fase gastrointestinale. Si ha nelle sei ore dopo il pasto, durante la quale il glucosio, gli amminoacidi e il grasso sono assorbiti nel sangue, dove si riversa anche l'insulina, rilasciata dal pancreas, in risposta al precedente assorbimento di glucosio e amminoacidi dagli intestini. L'insulina svolge il ruolo determinante in questa fase, consentendo al fegato e ai muscoli di prelevare il glucosio del sangue dalle cellule e immagazzinarlo come glicogeno. L'insulina permette inoltre a tutti gli altri tessuti del corpo di prelevare glucosio per utilizzarlo come energia.
    Nelle cellule dei tessuti muscolari, l'insulina fa sì che gli amminoacidi siano presi dal sangue onde sostituire la proteina contrattile decomposta usata come combustibile fin dall'ultimo pasto. In questo modo vengono rimpiazzate anche le proteine in altri tessuti sotto forma di enzimi. L'eccesso di glucosio viene convertito in acidi grassi (gliceridi) dal fegato e dal tessuto adiposo.
    Questi acidi grassi formatisi nel fegato sono trasportati nel tessuto adiposo dal flusso sanguigno dove sono immagazzinati come grasso insieme ai gliceridi prodotti nel tessuto adiposo. Il grasso viene assorbito dall'intestino all'interno dei vasi linfatici circostanti che concorrono a formare un dotto linfatico comune chiamato dotto toracico il quale scarica i contenuti nel sistema sanguigno venoso in un punto del collo. Questo grasso viene dunque assorbito dal sangue e immagazzinato nel tessuto adiposo. L'assorbimento e immagazzinamento di tutti questi nutrienti all'interno delle cellule è dovuto all'influenza di livelli elevati di insulina nel sangue.
  • Glicogenolisi. Dopo la fase gastrointestinale, la quale continua per i successivi due giorni, segue quella glicogenolitica, durante la quale il fegato e la muscolatura, sotto l'influenza dell'insulina in diminuizione e il glucogeno in aumento (un secondo ormone rilasciato dal pancreas), decompone il loro glicogeno in glucosio. Il glucosio del fegato viene usato principalmente dal cervello[3][4], il quale in questo stadio utilizza solo glucosio come fonte energetica. (Anche le cellule del sangue arterioso e le ghiandole surrenali possono usare esclusivamente glucosio, ma ne richiedono molto meno rispetto al sistema nervoso centrale). La scorta di glicogeno che è nel fegato dura circa dodici ore. Il glicogeno della muscolatura consumandosi produce glucosio. Questo approvvigionamento può durare da dodici a ventiquattro ore a seconda dell'attività. Con il decremento dei livelli di insulina, il grasso viene decomposto dal tessuto adiposo in gliceridi i quali vengono rilasciati nel sangue ed usati come combustibile dal fegato e dalle cellule della muscolatura. Dopo un periodo di tempo che va da otto a dieci ore metà del combustibile della muscolatura proviene dagli acidi grassi (gliceridi).
  • Gluconeogenesi. Benché inizi poche ore dall'ultimo pasto, nel giro di due giorni la gluconeogenesi (il processo di conversione degli amminoacidi in glucosio), diventa la maggiore fonte di glucosio per il cervello. Le proteine non-essenziali trovate nei muscoli e negli enzimi digestivi sono decomposte in singoli amminoacidi, trasportati verso il fegato, il quale li converte in glucosio e urea. L'urea viene secreta dai reni e il glucosio viene usato principalmente dal cervello come fonte di energia. Dopo due settimane di digiuno, il rene assume gradualmente la maggior parte della gluconeogenesi.
  • Chetosi. A cominciare dal terzo giorno, la chetosi diventa significativa e aumenta fino alla seconda settimana di digiuno. A causa dei livelli bassi di insulina e l'aumento dei gliceridi rilasciati dal tessuto adiposo, il fegato, sotto l'influenza degli alti livelli degli acidi grassi, inizia a convertirli in chetoni per essere utilizzati dalla muscolatura e dal cervello come energia. Siccome la concentrazione di chetoni aumenta nel sangue durante le prime due settimane di digiuno, diventa perciò più facile attraversare la barriera emato-encefalica e rifornire di combustibile il cervello. In questo modo, il cervello può impiegare meno glucosio, e quindi la richiesta per la gluconeogenesi e la decomposizione proteica diventa inferiore.
Consumo proteico[5]
Il consumo di proteine diminuisce giornalmente di 75 grammi nella prima settimana fino a 20 grammi a cominciare dalla fine della seconda settimana. La muscolatura tende ad usare principalmente gliceridi e riservare i chetoni ad uso esclusivo del cervello. Va notato che la proteina è ancora una fonte richiesta di energia.

Le persone obese con un'apparente fonte abbondante di energia quale è il grasso devono prestare attenzione a non esaurire la loro molto minore quantità di proteine non essenziali nel caso di digiuni prolungati. Una adulto maschio di media corporatura il cui peso ideale si aggira intorno ai 70 kg avrebbe 30 kg di tessuto muscolare contenente 6 kg di proteina muscolare esclusa l'acqua. Ipotizzando che la maggior parte delle proteine usate durante il digiuno provengano dai muscoli, il suo organismo perderebbe 4kg di tessuto muscolare nelle prime due settimane e 0,7 kg ogni due settimane successive. In tre mesi [ipoteticamente[6]], egli avrebbe perso metà della sua massa muscolare. Una persona moderatamente obesa, che ha immagazzinato grasso, la cui durata può facilmente superare i tre mesi, sarebbe molto debole dopo tre mesi a causa della perdita della massa muscolare e il suo organismo correrebbe il pericolo di usare proteine essenziali come quelle del muscolo cardiaco.

"La sostituzione delle proteine della muscolatura richiede tempo e un esercizio adeguato".

Una volta interrotto il digiuno, il processo biochimico e fisiologico ritorna allo stato precendete Il glucosio del cibo viene prelevato dal fegato e dai muscoli e immagazzinato come glicogeno. I tessuti del corpo usano glucosio come combustibile, mentre il glucosio in eccesso viene convertito in grasso. Gli amminoacidi sono prelevati dalle cellule muscolari per rimpiazzare le proteine decomposte durante il digiuno.

Va considerato che la sostituzione (ricostituzione) della proteina muscolare richiede tempo e un esercizio adeguato. Se si mangia oltre misura durante la ripresa alimentare, si può rapidamente riguadagnare il peso precedente come grasso, senza aver completamente rimpiazzato la massa muscolare perduta. Per ogni 10kg di peso perso e riguadagnato, si otterrà un 10% o 1 kg in meno di tessuto proteico. Se una persona programma annualmente tre perdite di peso durante il quale ogni volta si perdono e riguadagnao i 10 kg, teoricamente il contenuto nella composizione corporea darebbe come risultato 6 kg in meno di tessuto proteico (principalmente muscolare) nel giro di due anni. Questo calcolo sarebbe influenzato dal tipo di dieta e dai possibili esercizi abitudinari).
:Ciò comporta delle connotazioni importanti per le persone che digiunano per perdere peso o per quelle che con frequenza fanno brevi digiuni (per esempio un giorno a settimana).

[0] Traduzione per intero da The Biochemistry of Fasting url consultato il 26 febbraio 2011

[1] Sul sito della Scuola della Salute si legge che "Durante il digiuno il corpo attinge alle sue riserve, che in un soggetto normale potrebbero essere sufficienti a fornire energia al corpo per alcuni mesi. Mentre le riserve di grasso sono notevolissime (circa 556.000KJ), notevoli quelle di proteine ( circa 100.00 KJ), quelle dei glicidi o zuccheri sono molto scarse (circa 6700 KJ), sotto forma di glicogeno e queste riserve si esauriscono rapidamente, possono far fronte più o meno al bisogno di un giorno".

[2] Nel metabolismo muscolare nello stato di digiuno prolungato si verifica che "la demolizione delle proteine muscolari diminuisce nel digiuno prolungato e la maggior parte dell'energia muscolare è fornita da FFA e corpi chetonici. Con la persistenza del digiuno prolungato, il muscolo dipende sempre più dagli acidi grassi liberi, risparmiando glucosio e corpi chetonici affinché possano essere utilizzati dal cervello". (John W. Pelley, Biochimica url consultato il 27 febbraio 2011)

[3] Nel metabolismo cerebrale nello stato di digiuno prolungato si verifica che "l'aumento dell'utilizzo di corpi chetonici, da parte del cervello, risparmia il glucosio ematico perché venga utilizzato dagli eritrociti che dipendono unicamente dal glucosio per la produzione di energia. La diminunzione dell'utilizzazione di glucosio da parte del cervello riduce la necessità da parte del muscolo di fornire amminoacidi precursori nella gluconeogenesi epatica e così, indirettamente, si risparmiano proteine muscolari". (John W. Pelley, Biochimica url consultato il 27 febbraio 2011)

[4] Sul sito della Scuola della Salute leggiamo che "George F. Cahill jr dell'Elliott P. Joslin Resarch laboratory della ''Diabetes Foundation'' ha per primo dimostrato che il cervello, a digiuno, utilizza i corpi chetonici invece del glucosio. Ricercatori dell'università di Oxford hanno in seguito dimostrato che il cervello è dotato del complesso enzimatico necessario a metabolizzare i corpi chetonici". {Digiunoterapia:teoria url consultato il 25 febbraio 2011)

[5] Sul sito della Scuola della Salute leggiamo che "la maggior parte dei tessuti è in grado di utilizzare per le sue necessità le riserve di grassi e di proteine, ma il cervello e il sistema nervoso centrale richiedono invece glucosio (zucchero semplice) come unica o prevalente fonte di energia. Le riserve di zucchero possono coprire per un sol giorno queste richieste. Il corpo sintetizza prontamente glucosio dalle proteine: ecco allora che si osserva all'inizio del digiuno un gran consumo di proteine, tale che se questa sintesi continuasse il corpo non potrebbe sopravvivere per più di tre settimane. Contemporaneamente aumentano i corpi chetonici nel sangue, come avviene sempre quando si ha un elevato consumo di proteine in carenza di zuccheri". (Fisiologia e biochimica del digiuno url consultato il 27 febbraio 2011)

[6] I tre mesi sono solo ipotetici e fanno riferimento alla condizione in cui le riserve accumulate nel corpo di una persona di corporatura media, a riposo, subiscano un consumo minimo (condizione che nella realtà non si verifica mai).


Storia dell'Igienismo [in fase di elaborazione....]

Dalla sandbox del mio ex-account Carlog3 su Wikipedia

Antecedenti

L'astinenza volontaria dal cibo ricorre sovente nella storia dell'umanità, legata al rituale religioso, propriziatorio, espiatorio, igienico. In qualche modo le pratiche igieniste, riconducibili al vegetarianesimo e alla pratica del digiuno, hanno una storia millenaria, sebbene riscoperte solo nel XIX secolo. Nella cultura greca troviamo Ippocrate, con il suo motto "la natura è sovrana medicatrice dei mali", che impiega nei suoi trattamenti medici il digiuno terapeutico[1]. Nella Magna Grecia Pitagora è un praticante esoterico del vegetarianesimo e del digiuno. I pitagorici si astenevano dal consumo della carne, anzi sembra fossero terrorizzati dalle uccisioni di esseri aventi un'anima e dagli uccisori da cui si tenevano sempre lontano [2][3]. Inoltre, molti grandi uomini della Grecia antica praticavano il digiuno, tra i quali Socrate, Platone.

Sembra che il numero 40 sia molto ricorrente nei digiuni esoterici e religiosi come quelli praticati da Pitagora, Mosè, Elia, Gesù, San Francesco e altri. Si tratterebbe, in riferimento all'ottica igienista, del digiuno cosiddetto completo, che si aggirerebbe sui quaranta giorni per un una persona di corporatura media, ovvero di un digiuno protratto fino al punto, ma non oltre, in cui le riserve diventano insufficienti a nutruire l'orgarnismo e oltre il quale il corpo incomincerebbe ad intaccare i tessuti vitali, entrando nella cosiddetta fase di inanizione.[4] Il campanello d'allarme è il ritorno della vera "fame".[5]

Gli esempi adducibili in merito alle "pratiche igienistiche ''ante litteram''" sono sterminati e ampiamente attestati storicamente in tutte le culture (fenici, assiri, babilonesi, druidi, nativi americani, popoli pre-colombiani, indiani, giapponesi, cinesi, arabi, in riti tribali africani e australiani, ecc.)[6], nelle maggiori religioni: nei testi Veda, nel bramanesimo, nell’ induismo, nel giainismo, nel buddismo tibetano. Praticavano il digiuno gli esseni, i sufi, i catari, i terapeuti, gli stiliti e molti celebri anacoreti[6]

Erodoto racconta degli egizi come di un popolo estremamante sano, i quali praticavano periodicamente un digiuno mensile di tre giorni. Gli spartani come gli antichi romani, in particolare dell'era repubblicana, praticavano una dieta parca prevalentemente vegetariana. I primi cristiani digiunavano il mercoledì e il venerdì, e successivamente il sabato. Usava il digiuno per curare Aulo Cornelio Celso e Temisone di Laodicea. Il digiuno veniva prescritto dal medico arabo Avicenna come panacea per tutti mali e anche dalla Scuola Medica Salernitana. Molti sono i personaggi storici della cultura occidentale che hanno in qualche modo a che fare con le pratiche dell'igiene naturale: Ildegarda di Bingen, Leonardo da Vinci, Giordano Bruno, Voltaire, Paracelso, Ludovico Carnaro e tanti altri.

Il digiuno viene tuttora praticato ampiamente tra gli adepti del mondo religioso orientale, fra cui gli yogi indiani, ed è uno dei cinque pilastri della professione di fede dell'Islam.

I pionieri dell'Igienismo

All'inizio del XIX secolo alcuni medici scoprirono che cessando l'uso di farmaci e operazioni chirurgiche[7] si ottenevano risultati migliori con i pazienti. In questo periodo vengono sviluppati nuovi metodi come il digiuno e le diete crudiste, raccomandato l'esercizio fisico, i bagni di sole, acqua fresca e aria; viene creata una teoria "medica" olistica riguardo alla salute e alla guarigione naturale. In Europa questa nuova scienza viene chiamata "cura naturale" (''Nature Cure''), negli Stati Uniti "Igiene" (''Hygiene'') o '''Ortopatia''' e divenne presto uno dei più grandi movimenti riformisti intorno al 1820-1850, molto popolare[8] non solo tra medici che la praticavano.[9] Nel secolo successivo perse però terreno a favore del sistema medico (allopatico, farmacologico), che possedeva un potente alleato nell'impero dell'industria farmaceutica e petrolifera di Rockefeller. Il sistema medico gradualmente adotta parte delle misure igieniche dell'''Igiene'', rigettando la sua filosofia contraria ai medicamenti. Allorché le "misure igieniche" del sistema medico e l'"Igiene" venivano ad essere di conseguenza sinonimi, onde sopperire alla confusione terminologica, al termine "Igiene" viene aggiunto l'aggettivo "Naturale".[10]

Al Movimento Igienista o Movimento d'Igiene Naturale, nato nel 1829 negli Stati Uniti, si deve dunque la riscoperta e la diffusione della pratica del digiuno e l'idea basilare che la salute può conservarsi solo mediante comportamenti e abitudini che siano in armonia con la natura, rifiutando categoricamente ogni rimedio farmacologico o popolare. La convinzione dei membri del movimento è che l'accumulo tossico, causato da cattiva e/o insana alimentazione e da uno stile di vita errato, sia la vera e unica causa di malattia, per cui il digiuno rappresentava ai loro occhi l'unico rimedio possibile atto a porre l'organismo nelle condizioni ottimali per lo smaltimento delle tossine accumulate. Tra i pioneri dell'igiene naturale troviamo: Isaac Jennings (Ohio 1788-1874) medico, considerato il precursore del Movimento Igienista; Sylvester Graham, predicatore presbiteriano (Boston 1794-1851); Russell Thacher Trall, medico 1812-1877, considerato il principale teorizzatore di questa disciplina; John H. Tailor; John Henry Tilden, che scrisse “Tossiemia e disintossicazione”, pietra miliare della letteratura igienista.

In Italia esiste il primo studio su un digiuno di 30 giorni, sperimentale, approfondito e analitico, condotto da Luigi Luciani (professore non-igienista di fisiologia all'università di Firenze), pubblicato nel 1889 con il titolo "Fisiologia del digiuno", il quale usò come cavia un certo Giovanni Succi, già noto all'epoca per altri suoi lunghi digiuni. Precendentemente il dottor Luciani aveva sperimentato il digiuno sui cani.[11][12] La cosa curiosa e sorprendente raccontata da Luciani nella sua opera è che lo stesso digiunatore poneva la condizione che il suo digiuno fosse seguito da una Commissione Scientifica[13] apposita onde vagliare l'effettiva efficacia del digiuno e constatare, mettendo a verbale, che tale pratica non comportava alcun pericolo per il digiunante. La conclusione a cui giunse Luciani è che:
Da questo esame delle principali funzioni del Succi, come già avevo premesso, risulta che egli poté sostenere giorni di privazione assoluta dei cibi, senza mai varcare i limiti fisiologici in tutte le sue attività, senza passare da stato di salute in quello di malattia. Questo fenomeno, che tutti hanno potuto apprezzare e verificare a Firenze, sembrando generalmente strano e sorprendente, valse a dare la stura alle più insussistenti e assurde supposizioni” (''Fisiologia del digiuno'', pagg. 51-52).[14][15]

Negli anni quaranta Dal Co, Dalla Volta e Dagnini[16][17], in base alla loro esperienza clinica, riportarono risultati favorevoli al digiuno.

Espansione del Movimento Igienista e studi clinici correlati

Esiste nel campo della pratica del digiuno (anche se a volte non sempre sotto il profilo strettamente igienista) una vasta letteratura che attesta il suo potere guaritore, per cui si possono citare, tra gli altri, autori come Edward Hooker Dewey (Wayland 1839) che nel 1900 pubblicò ’’''The no breakfast plan and the fasting cure''’’[18]; Hereward Carrington pubblicò nel 1909 ''Vitality, fasting and nutrition''[19]; Linda Burfield Hazzard pubblicò nel 1927 ''Scientific fasting''[20]. In Francia Guglielmo Guelpa[21] scrisse ''Autointoxication et désintoxication''[22]. Nel 1910 John Thomson introduce l’igiene naturale in Inghilterra. Altri medici pubblicarono saggi sul digiuno, tra cui i francesi Pauchet e Paul Carton, l'inglese Weber, i tedeschi Moller e Rieden, o svizzero Von Segeser il quale pubblicò nel 1914 ‘’La cura del digiuno’’[23]. Il danese C. Clemmensen presso l’ospedale Fianlud utilizzò il digiuno in 155 casi di epilessia descrivendone gli effetti favorevoli[24]. Casey A. Wood, professore di chimica al dipartimento di medicina del Bishop's College (Montreal), in un articolo sul ''Canada Medical Record'', intitoloato ''Starvation in the treatment of Acute Articular Rheumatism'', riporta la storia di sette casi, dove l'autore dichiara che la salute dei suoi pazienti affetti da reumatismo articolare acuto venne a ristabilirsi velocemente, senza l'ausilio di medicine, semplicemente praticando l'astensione dal cibo per un periodo che va da quattro a otto giorni, menzionando inoltre altri quaranta casi similari che gli sono capitati, senza mai esser stato necessitato a prolungare il digiuno oltre i dieci giorni".[25] Negli cinquanta e sessanta, James Mc Eachen e Robert Gross riportarono casi risolti e casistiche di varie patologie risolte con il digiuno[26]. Sempre sulla stessa linea di casi che hanno trovato riscontro positivo con il digiuno abbiamo gli studi effettuati da William Howard Hay, Heinrich Stern,[27] Allan Cott, e Yuri Khirgeyevic Nicolayev[28].

Le regole e le teorie igieniste furono poi definite meglio, nel XX secolo, dall'esteso lavoro di Herbert Shelton che ha fatto di tutte le conoscenze igieniste sparse allora nella letteratura scientifica un'articolata sintesi, integrata con le proprie ricerche, diffondendo in tutto il mondo il Movimento Igienista.

Dopo Shelton, molti sono gli igienisti statunitensi tra cui Vivian Virginia Vetrano, Ralph Cinque, Frank Sabatino, T. C. Fry, Alan Goldhamer e Stanley S. Bass; in Canada abbiamo Jean Rocan (biologo), Trevor Salloum, Philip Martin, Nicole Boudreau; in Australia Alec e Nejla Burton; in Inghilterra, Keki R. Sidhwa; in Grecia Peter e Theodora Coumentakis.

Nel 1950, dopo la sua esperienza con Shelton, Albert Mosséri in collaborazione con l’editore Gerar Niset si dedicò a diffondere l'igiene naturale in Francia ed in altri paesi francofoni.

In Italia l'Igienismo viene diffuso dall'Associazione Igienista Italiana, nata a Genova nel 1972, e dalla Società Editrice Igiene Naturale, fondata da Angelo Trimarchi nel 1986 a Gildone (CB)[29]. Nel 1983 nasce La "Scuola della Salute" diretta da Sebastiano Magnano, il maggior esperto di Igienismo in Italia, dove la pratica igienista convive accanto ad altre pratiche naturopatiche e discipline alternative. Oltre a costoro, si sono interessati di igiene naturale Giuseppe Cocca, Luigi Daina, Emanuele Di Mauro, Vincenzo Falabella, Lidia Gasparini[30], Gloria Gazzeri[31], Dorina Grassi, Alfio Libralato[32], Ettore Matteotti, Flaviano Pizzi, Ancilla Rizzotti, Claudia Rosso, Carmelo Scaffidi, Milli Tomasoni.

Per quanto riguarda la pratica igienista per eccellenza, il 4 luglio 1991 viene presentata una proposta di legge per la regolamentazione della digiunoterapia dai deputati René Andreani, Gaetano Azzolina, Franca Bassi-Montanari, Willer Bordon, Agata Alma Cappiello, Filippo Fiandrotti, Mariella Gramaglia, Renzo Lusetti, Manfredo Manfredi, Gianni Mattioli, Flaminio Piccoli, Alessandro Tessari[33].

[1] Sebastiano Magnano, Storia del digiuno. Il digiuno nell'antichità. Ippocrate (Cos 460 a.C.) e il digiuno. Il digiuno nei testi ippocratici

[2] Carmelo Fucarino, ''Pitagora e il vegetarianismo'', Antonio Giannone ed., Palermo, pag. 22

[3] Anche gli indumenti usati non erano fatti di fibra animale (lana), ma di lino

[4] Riguardo al ritorno della vera fame Sebastiano Magnano in un intervista dice: "Il professor Luciani lo descriveva come un impulso ben preciso: se non lo si soddisfa subito, subentra la morte entro 48-72 ore al massimo. In ogni caso, dopo aver perso il 40% del peso corporeo si è in imminente pericolo di vita". (Articolo apparso Il Giornale di Stefano Lorenzetto, Il profeta del digiuno cura i pazienti tenendoli 10 giorni senza mangiare (PDF), url consultato il 06 marzo 2011)

[5] Nel Vangelo si legge che dopo 40 giorni e 40 notti nel deserto, Gesù ebbe fame e venne tentato dal demonio. Secondo la lettura che ne da Magnano, si tratterebbe di un allegoria del ritorno della "vera fame" dove si è "tentati" a mangiare di tutto. (Digiuno. Conoscere il digiuno e viverne l'esperienza con il digiuno di gruppo. Digiuno e spiritualità url consultato il 24 febbraio 2011)

[6] Storia del digiuno url consultato il 3 marzo 2011.

[7] Herbert Shelton scrive: « l'"arte medica" in America durante il periodo coloniale era semplice e modesta. Non c'erano scuole e i medici erano pochi [...] Ma a cominciare dall'inizio dell'ottocento troviamo scuole di guarigione, mentre la medicina popolare diventa quasi obsoleta. Viene ad accumularsi una considerevole letteratura medica con terminologia latina e greca; vengono fondate università e scuole di medicina [...] dall'Europa provengono l'omeopatia e il "crono-termalismo" in competizione con la scuola dominante, la quale è nota come "scuola allopatica" [...] ogni scuola accusava l'altra di uccidere i pazienti, accusa che poteva essere ben giustificata contro ogni scuola. Oltre a questa lotta, c'era un diffuso nichilismo verso il rimedio farmacologico tra gli uomini di medicina, e le autorità mediche principali sia europee che americane erano d'accordo con la dichiarazione fatta dal medico Oliver Wendell Holmes, il quale diceva che '''''se tutte le medicine della farmacopea venissero buttare in mare, sarebbe meglio per il genere umano, sebbene un po' meno per i pesci''''' [...] L'intero sistema medico della società occidentale si trovava in uno stato di caos e confusione. Non sorprende che la rivoluzione sia scoppiata inizialmente proprio in Francia, dove la medicina era più progredita. All'inizio del XIX secolo, c'erano medici in Francia che rifiutavano il rimedio farmacologico, facendo affidamento sulla "natura" e sul "buon nutrimento" [...] La rivoluzione in Europa e quella in America è interrelata e interconnessa. Influenzarono la scena americana specialmente i lavori di Priessnitz, Schrodt e Rausse in Germania, Ling in Svezia, Lamb e Combe in inghilterra. La scuola francese sembra abbia esercitato un'influenza minimale fuori dalla Francia [...] Fu proprio in questa atmosfera di dubbio e incertezza, di malattia e morte, che Sylvester Graham pose una pietra nel 1830. [...] Solo l'esistenza di una situazione rivoluzionaria, creata da fallimenti e contradizioni delle teorie pratiche mediche, rese possibile l'immediata e diffusa accettazione delle verità annunciate da Graham, da parte dei suoi contemporanei e succesori ». (Natural Hygiene history - 2 url consultato il 24 febbraio 2011)

[8] Scrive Shelton: "...l'Igiene [Naturale] era così vigorosamente diffusa e l'entusiasmo da parte della gente che l'accettava era così grande, che nel gennaio del 1852 si stimava che il numero dei medici praticanti delle due scuole (idropatia e igieioterapia) superavano quelli di ogni altra scuola medica (allopatica, omeopatica, eclettica e fisio-medicale)". (Natural Hygiene history - 2 url consultato il 5 marzo 2011)

[9] Natural Hygiene history - 2 url consultato il 5 marzo 2011

[10] Natural Hygiene history - 2 url consultato il 5 marzo 2011

[11] Storia e fisiologia del digiuno url consultato il 25 febbraio 2011

[12] Digiuno: fisiologia del digiuno da ''Il digiuno terapeutico di Sebastiano Magnano. Testo del corso di formazione per digiunoterapeuti url consultato il 25 febbraio 2011

[13] Il Succi esigeva testualmente "la formazione di una Commissione scientifica che assumesse lo studio dei fenomeni del digiuno, e di un Comitato di sorveglianza che fosse una sicura guarentigia della serietà e rigore dell'esperimento".

[14] Storia e fisiologia del digiuno url consultato il 25 febbraio 2011

[15] E altrove: "...abbiamo raccolto altri dati obbiettivi, di carattere più scientifico e di assai maggior valore, per convincerci che durante il digiuno, tutte le funzioni dalle quale si sul desumere lo stato generale, e che offrono per così dire la misura della salute e della malattia, si sono mantenute nel Succi nei limiti strettamente fisiologici". (Luigi Luciani, Fisiologia del digiuno url consultato il 25 febbraio 2011)

[16] Didattica sul digiuno terapeutico url consultato il 3 marzo 2011

[17] "L'azione del digiuno prolungato sul bilancio idro-salino dei cardiopatici scompensati", "L'azione del digiuno prolungato sul bilancio energetico dei cardiopatici scompensati", Giorgio Dagnini, Modena, 1949. (Il digiuno nella pratica medica url consultato il 3 marzo 2011)

[18] Edward Hooker Dewey, No-breakfast plan and the fasting-cure,Meadville (PA), U.S.A, 1900, (in ing.) url consultato il 25 febbraio 2011 (testo in integrale in lingua inglese)

[19] Hereward Carrington, Vitality, Fasting and Nutrition: A Physiological Study of the Curative Power of Fasting, Together with a New Theory of the Relation of Food to Human Vitality, 1923 (in ing.) url consultato il 25 febbraio 2011

[20] Linda Burfield Hazzard, Scientific fasting. The Ancient and Modern Key to Health, Kessinger Publishing ed. (ristampa 31 luglio), 1927 (in ing.), url consultato il 25 febbraio 2011, ISBN 10 0548281858, ISBN 13 9780548281857

[21] Guglielmo Guelpa (Biella 1850 - 1930) affermava che "i quattro quinti delle malattie sono dovute direttamente o indirettamente ai prodotti tossici provenienti dalle fermentazioni o putrefazioni gastro-intestinali causate dagli eccessi alimentari, o più frequentemente da un'alimentazione irrazionale". Guelpa afferma che le persone e in particolar modo "i bambini troppo grassi e paffuti sono preda più facile di malattie infantili e la loro mortalità è più elevata rispetto ai bambini meno nutriti sotto certi aspetti, ma dotati in realtà di una forza di resistenza più grande poiché il funzionamento delle loro cellule non viene ostacolato da un ''intasamento'' precoce". Inoltre, nell'uomo, "l'eccesso alimentare, soprattutto carnea e di bevande alcoliche, ha prodotto un'esagerazione funzionale degli organi della nutrizione, dando un'apparenza salutare più vigorosa. Poi, poco a poco, come il cavallo troppo frustato, quegli organi sovraffaticati diventano sempre meno capaci di svolgere le loro funzioni avviandosi verso l'impotenza totale. Così per far riposare gli organi sovraffaticati, sovraccaricati di rifiuti tossici, non vi è che un modo razionale di trattamento: il riposo fisiologico tramite il digiuno assoluto e la disintossicazione accelerata con purga abbondante" [una pratica un po' anomala, dato che gli igienisti non fanno uso di purghe]. (Le jeûne selon la methode du Dr Guelpa (in fr.), url consultato il 25 febbraio 2011)

[22] ‘’Autointossicazione e disintossicazione: rapporto sul nuovo trattamento per mezzo del digiuno del diabete e altre malattie croniche’’.

[23] Sebastiano Magnano, Il digiuno terapeutico url consultato il 25 febbraio 2011

[24] C. Clemmensen, Inanizion and epilepsy: studies on the influence of inanition upon epileptic attacks, Levin e Munksgaard ed., Copenhagen, 1932 (in ing.) url consultato il 25 febbraio 2011

[25] Arnold Devries, Therapeutic fasting (PDF), Chandler Book Co. ed., Los Angeles, 1963, (in ing.) url consultato il 4 marzo 2011

[26] Sebastiano Magnano, ''Il digiuno terapeutico''

[27] Heinrich Stern, Fasting and undernutrition in the treatment of diabetes, ebman company ed., New York, 1916 (in ing-) url consultato il 4 marzo 2011

[28] "In una ricerca condotta da Nicolayev viene dimostrata l'utilità del digiuno nel trattamento della schizofrenia. Nel 1963, il medico ricercatore russo studia 140 intrattabili di schizofrenia sottoposti a un digiuno la cui durata va dai 20 ai 30 giorni. Per circa 44 dei pazienti la condizione risulterà migliorata". (Yuri Khirgeyevic Nicolayev, Controlled fasting cure of schizophrenia,Mosca, 1963 (in ing.) url consultato il 13 marzo 2011

[29] La motivazione a fondare la casa editrice è dovuta al fatto, secondo le dichiarazioni di Trimarchi, di essere guarito da un tumore dopo essere stato sottoposto a dei digiuni terapeutici negli Stati Uniti.

[30] Nel 1990 Lidia Gasparini a Potenza Picena fonda il centro “Evviva Dio” che diede un ulteriore impulso alla diffusione dell'Igienismo in Italia.

[31] Tra le pubblicazioni di Gloria Gazzeri troviamo ''Il segreto di Igea. Guida pratica al digiuno autogestito'' scritto insieme a Sebastiano Magnano.

[32] Alfio Libralato, come Shelton ed altri, è un fautore della dieta crudista.

[33] Iniziativa parlamentare; presentata il 4 luglio 1991. N. 5808 (PDF), url consultato il 28 febbraio 2011