tag:blogger.com,1999:blog-58377095396901682102024-03-13T09:24:02.725-07:00IgienismoBlog personale sull'Igiene Naturalegitanohttp://www.blogger.com/profile/02081767446807415252noreply@blogger.comBlogger11125tag:blogger.com,1999:blog-5837709539690168210.post-1293187980480699862013-02-03T05:49:00.000-08:002013-02-03T05:54:26.488-08:00Vegetariano o carnivoro: questo è il problema<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0"><tbody>
<tr><td bgcolor="#ffffff">Se la specie umana fosse carnivora od onnivora, perché dunque le persone hanno questa reazione di repulsione, a volte incontrollata, allorché gli si presenta sotto i loro occhi la fonte originaria del cibo che hanno appena mangiato?... Non sono d'accordo con quanto scrive Reschia su <i>La Stampa</i> dicendo:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>Non sono vegetariana. E talvolta trovo fastidioso e snob chi chiede con aria schifata piatti senza carne, e rumina insalata mentre gli addentano braciole. Però, so che se dovessi occuparmi io della faccenda preferirei evitare. E so come si chiama questo: è <b>ipocrisia</b>.</i><sup><a name="01a"></a><a href="#01">[1]</a></sup></blockquote>
Troppo sbrigativo chiudere la faccenda risolvendo il problema con la parola: "ipocrisia". A meno che non la si spieghi diversamente. Le reazioni umane sono genuine, lo schifo che provano queste persone è reale. Non vi è nulla che lascia supporre una qualche falsità a livello emozionale. Ecco che viene giù la maschera!... gli attori hanno smesso di recitare. Semmai la loro è la fine di una sonnecchiante ipocrisia, allorchè si ritrovano a tu per tu con la squallida realtà, rifiutando in modo ostile la giustapposizione dei due "piaceri", stridenti fra loro (per l'ambivalenza dei sentimenti e lo sconvolgimento dell'etica comunitaria): il maialino che incute tenerezza e la visione improvvisa della fonte del piacere (?) provato dalla carne appena ingurgitata. Tutti si ritengono buoni, anche il maialino è ritenuto buono a vedersi... ma a gustarsi!... Questo <i>double bind </i>improvvisamente rivelato pone alla ribalta un <i>senso di colpa</i>, un peccato originale (a livello inconscio, o quasi), quello di aver colto dall'albero il frutto proibito. <br />
Andando più sul pratico, questo divertente (mica tanto) e istruttivo filmato, fà intuire che c'è stato (chissà quando e come) un tralignamento dalla propria vera natura vegetariana-fruttariana. Qui vediamo proprio il contrasto evidente e apparentemente insolvibile fra cultura e natura.
<br />
Non dimentichiamo che la carne cruda e/o scondita non è affatto appetibile; per renderla tale necessita di essere cotta e condita o trattata con spezie e aromi vari (come succede per i salumi).<br />
<br />
<div align="center">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="360" src="http://www.youtube.com/embed/hFZlzseAPWQ?feature=player_embedded" width="547"></iframe></div>
<br />
Si potrebbe obiettare che in condizioni di necessità e penuria di cibo, la predisposizione naturale va a farsi friggere (vedi eschimesi per es.). Appunto... in condizioni però particolari, direi estreme. Queste condizioni estreme si sono verificate con le glaciazioni. Da qui è derivata probabilmente la tendenza culturale e/o la necessita inderogabile di cibarsi a volte quasi esclusivamente di carne. Allorché il clima divenne più mite, questa tendenza acquisita, fortemente impressa dall'uso reiterato dall'atavica consuetudine, durante il tempo (non certo breve) dei periodi glaciali, rimase immutata, quasi fosse genuinamente innata nell'Uomo. <br />
<br />
<sup><a name="01"></a><a href="#01a">[1]</a> <a href="http://www.disinformazione.it/coerenza_carnivori.htm" target="_blank">"La coerenza di chi mangia carne" una riflessione</a>, </sup><sup>articolo di Carla Reschia, pubblicato su "La Stampa".</sup><br /><br />
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</td></tr>
</tbody></table>
gitanohttp://www.blogger.com/profile/02081767446807415252noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5837709539690168210.post-56150352701793371852013-01-14T12:59:00.001-08:002013-01-17T21:33:53.274-08:00Igiene e digiuno tra le popolazioni guaraní <table align="left" cellpadding="3" cellspacing="3" style="width: 260px;"><tbody>
<tr><td><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://it.cubadebate.cu/files/2012/10/IndigeniGuarani.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="" src="http://it.cubadebate.cu/files/2012/10/IndigeniGuarani.jpg" width="260" /></a></div>
</td></tr>
<tr><td><span style="font-size: x-small;">Indigeni della comunità <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Guaran%C3%AD-Kaiowa" target="_blank">guaranì-kaiowà </a>dello stato brasiliano meridionale del Mato Grosso del Sud</span></td></tr>
</tbody></table>
I guaraní sono un gruppo di popolazioni indigene del Sud America imparentate culturalmente. Si distinguono dai tupi in quanto parlano il guaraní. Le zone da loro popolate sono rappresentate da ciò che oggi sono i fiumi Uruguay e il corso inferiore del Paraguay, le province argentine di Corrientes e Entre Ríos, Brasile meridionale e zone dell'Uruguay e Bolivia, sebbene la loro predominanza nella regione sia stata ridotta dalla colonizzazione europea e dal concomitante aumento di meticci. <br />
<blockquote class="tr_bq">
La porzione di testo che segue è stata tradotta liberamente da <a href="http://www.monografias.com/trabajos94/marti-y-la-religion/marti-y-la-religion.shtml" target="_blank">Martí y la Religión</a></blockquote>
La straordinaria longevità dei guarani è dovuta certamente alla loro propensione verso l'igiene, alla sobrietà nel bere e nel mangiare e all'assenza di eccessi di qualsiasi tipo. Da quanto viene riportato da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9_Thevet" target="_blank">Thevet</a> sappiamo che "i guaraní non mangiavano mai frutta alterata o poco matura, né cibo che non fosse ben cucinato". Oltre alla loro sobrietà nel mangiare poco o in modo moderato, si impegnavano anche a contrastare i peccati di gola. Secondo <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mos%C3%A8_Bertoni" target="_blank">Bertoni</a> digiunavano obbligatoriamente in molte occasioni. Tale era il loro abituale costume, dalle Antille e Guayana fino al Sur. Sebbene i motivi potessero variare, il digiuno guaraní rappresentava una vera istituzione. Si digiunava e tuttora si digiuna per diversi motivi:<br />
<ul>
<li>digiuni mistici </li>
<li>digiuni curativi o "terapeutici" </li>
<li>digiuni di educazione e rafforzamento della volontà </li>
<li>per altri motivi. </li>
</ul>
Secondo i guaraní, il digiuno è un esercizio necessario da praticare di tanto in tanto. Il fatto di non essere schiavi del mangiare è per loro motivo d'orgoglio. Da sempre c'è stata la frequenza dei digiuni mistici. Così digiuna l'<i>avare</i>, o <i>karaiva</i>, o <i>paje</i>, prima di intraprendere una delle sue evocazioni e per la preparazione di certe sostanze o medicamenti. Per la nascita di un figlio, anche il padre è tenuto a digiunare, fermo e contento allo stesso tempo.<br />
La pulizia del mangiare è ben curata e tutto ciò che concerne la preparazione degli alimenti. Rochefort scrive che, tranne i giorni del pasto in comune (feste o riunioni pubbliche), ogni persona ha il suo tavolino per mangiare a parte, sopra il quale vi mette una tovaglia ben pulita, color verde foglia banana. Prima di mangiare si lavano sempre le mani con molta cura. Tutto ciò contrasta molto con la negligenza che si nota nel triste esempio di molti indigeni di altra etnia. <br />
Per la pulizia del corpo, uomini, donne e bambini, appena alzati vanno a lavarsi e a nuotare nei ruscelli, anche in periodi freddi. Entrano in "acqua, bagnandosi prima la testa, poi si lavano tutto il corpo e si tuffano; certi giorni lo fanno più di 12 volte". Questa è una delle ragioni del perché si rifiutavano di vestire alla maniera europea. <br />
Alcune parti del corpo richiedono una cura particolare. Così i chiriguano si puliscono la testa con semi pestati di Ñandyra, curando inoltre molto le unghia delle mani e dei piedi. Lavarsi la testa con sapone naturale che alcune piante contengono era un'usanza pressocché generale, rimasta ancor oggi in tutti i luoghi dove vi è una popolazione guarani. Vi è anche un'altro aspetto singolare, come il terrore che destano certe impurità, al punto tale che le donne nascondono con grande cura le loro mestruazioni.<br />
<br />
<span style="font-size: large;">Fonti</span><br />
<ul>
<li><a href="http://www.monografias.com/trabajos94/marti-y-la-religion/marti-y-la-religion.shtml" target="_blank">Martí y la Religión</a></li>
</ul>
<br /><br />
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gitanohttp://www.blogger.com/profile/02081767446807415252noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5837709539690168210.post-26082623550972333712013-01-11T21:33:00.000-08:002013-01-17T06:16:33.948-08:00Abkhasia, capitale mondiale della longevità<a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Alexander_Leaf" target="_blank">Alexander Leaf</a>, oltre ai <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Vilcabamba_%28Ecuador%29" target="_blank">Vilcabamba </a>si interessò anche della longevità in Abkhasia scrivendo che "non vi è di sicuro una popolazione al mondo ad avere la fama di essere così longeva come quella che si riscontra nel Caucaso della Russia meridionale" e, in tutto il Caucaso, l'area più rinomata per lo straordinario numero di centenari in perfetta salute era l'Abkhasia. Il censimento del 1970 aveva riconosciuto l'<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Abcasia" target="_blank">Abkhasia</a>, allora regione autonoma della Georgia sovietica, <b>capitale mondiale della longevità</b>. Questa regione si estende per 3000 miglia quadrate tra le rive orientali del Mar Nero e le cime della catena principale del Caucaso e confina a nord con la Russia e a Sud con la Georgia.
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/32/Shirali_Muslimov_1970.jpg/330px-Shirali_Muslimov_1970.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Shirali Muslimov (1970)" border="0" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/32/Shirali_Muslimov_1970.jpg/330px-Shirali_Muslimov_1970.jpg" width="250" /></a></div>
Prima della visita di Leaf, circolavano ampiamente voci inerenti all'aspettativa di vita della popolazione degli abkhasi che arrivava a 150 anni. Già alcuni anni addietro, la rivista <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Life_%28rivista%29" target="_blank"><i>Life </i></a>pubblicò un articolo con foto di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/%C5%9Eir%C9%99li_M%C3%BCsl%C3%BCmov">Shirali Muslimov</a>, avente la presunta età di 161 anni. In una delle foto Muslimov lo vediamo accanto alla sua terza moglie. Egli disse al giornalista di averla sposata quando aveva 110, mentre i suoi genitori avevano oltrepassato i 100 anni e il fratello era morto all'età di 134 anni. Leggiamo su Wikipedia che... <br />
"Il caso Müslümov divenne noto nel 1963, quando un giovanissimo fotoreporter della TASS, Kalman Kaspiev, si recò a <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Barzavu" target="_blank">Barzavu </a>per intervistare l'anziano. Atti di vecchia data certificavano l'inverosimile: un uomo nato nel 1805 era ancora vivo all'età di 158 anni. La stampa ufficiale sovietica non si lasciò di certo sfuggire una tal ghiotta occasione: Müslümov era stato lavoratore in un <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kolchoz" target="_blank">kolchoz</a>, ricordava i tempi della Russia zarista e, richiesto di un confronto, aveva detto con un po' di compiacenza che le cose andavano meglio nel nuovo regime. La vicenda di Şirəli Baba (Nonno Şirəli) fece perciò il giro del mondo".
<br />
<br />
<a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Alexander_Leaf" target="_blank">Alexander Leaf</a> non poté vedere Muslimov poiché morì di lì a poco, ma incontrò comunque Khfaf Lasuria <a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5837709539690168210" name="lasuria2"></a><sup><a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5837709539690168210#lasuria">[1]</a></sup>, una donna centenaria che cantava in un coro citata nello stesso articolo apparso su <i>Life</i>, nel villaggio abkhaso di Kutol. Sebbene rimasto fortemente fortemente impressionato dal fascino di questa vivace ultra-centenaria, Leaf non prese per oro colato le asserzioni da lei fatte riguardo alla sua età e cercò di accertarsene in modo obiettivo, compito questo piuttosto arduo... Dopo laboriose ricerche, Leaf concluse che la signorina Lasuria poteva avere un'età prossima ai 130 anni. Non essendone sicuro, si limitò ad affermare di essere giunto a un grado di confidenza statistica il migliore possibile, ma è sicuro che costei era una delle persone più vecchie che lui avesse mai incontrato. In qualsiasi area dell'Abkhasia andasse, Leaf si trovava davanti persone anziane dotate di salute eccezionale, come se stesse visitando la mecca della superlongevità. All'età di oltre 130 anni Khfaf Lasuria aveva smesso il suo lavoro di raccoglitrice di foglie di tè in una <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kolchoz" target="_blank">fattoria collettiva</a> dove veniva ricordata come la più veloce di tutte, rimanendo comunque attiva per tutto il resto della sua vita, prendendo regolarmente la corriera per andare a visitare i parenti residenti nei villaggi vicini, curando il giardino, allevando tacchini e maiali. Khfaf era onnivora, fumava, beveva vodka e vino fatto con l'uva che lei stessa coltivava. <br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://iloapp.abkhazworld.com/data/_gallery/public/9/1290004760_resized.jpg" style="clear: left; float: right; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Tlabganu Ketsba" border="0" src="http://iloapp.abkhazworld.com/data/_gallery/public/9/1290004760_resized.jpg" width="260" /></a></div>
Fra i tanti esempi riferiti c'è quello dell''abkhasa Tlabganu Ketsba che nel 1939 aveva 140 anni. Queste storie di ultracentenari, che si riscontrano di solito in regioni montane (vedi hunza, vilcabamba), sono state a lungo poste in discussione. Ronald F. Schmid però fornisce le prove di documenti tra cui quelli battesimali, dimostrando che l'età dichiarata dei centenari è più che attendibile. Ciò che sorprende degli ultracentenari georgiani, hunza, vilcabamba, non è propriamente la venerabile età raggiunta ma il fatto che siano robusti, agili e dotati di una ottima memoria. <br />
Oltre alla loro incredibile agilità e resistenza, Leaf scopre che molti centenari abkhasici, tempo permettendo, praticano nuoto nei freddi corsi d'acqua montani. Successivamente Leaf ebbe modo di sapere dal dottore locale che l'osteoporosi è pressocché assente fra la popolazione più anziana e le fratture sono un eventualità piuttosto rara.<br />
<br />
Il censimento effettuato nel 1975 nella regione caucasica della Georgia faceva riferimento a 1844 individui ultracentenari. <br />
<br />
<b>Regime alimentare</b><br />
<br />
La dieta è prevalentemente vegana vegetariana basata su frutta di stagione e verdura coltivata nei loro orti o giardini che grazie al clima mite, è disponibile sette otto mesi l'anno. Così abbiamo vari ripi si uva, ciliegie, albicocche, susine, pesche, fichi, molte varietà di bacche, cachi, mele, ecc... La frutta che non è consumata viene essicata e serbata per i mesi invernali. La regione caucasica, tra l'altro, è anche la zona d'origine dell'albicocca. La verdura viene di solito mangiata cruda, o talvolta cucinata con una modesta quantità d'acqua e soprattutto colta poco prima di consumarla o cuocerla. Ciò che rimane del pasto, ormai non più fresco, viene buttato in quanto considerato nocivo. Nella dieta una fonte primaria di grassi sono le noci (pecan), nocciole e mandorle, che crescono allo stato selvatico. La carne, raramente consumata, proviene da animali sani e appena sgozzati, dalla quale viene rimosso accuratamente tutto il grasso. Il sale viene usato in modeste quantità, raramente il burro. Raramente vengono consumati i fritti. Il loro fabbisogno nutrizionale quotidiano è inferiore alle 2000 calorie e comunque non arrivano mai ad iperalimentarsi, perché ciò è considerato socialmente inappropriato e pericoloso per la salute, contribuendo in tal modo a tenere il corpo in forma, forte, snello.<br />
<br />
<b>Conseguenze dovute alla notorietà</b><br />
<br />
Uno dei più scettici verso l'età dichiarata degli ultracentenari del Caucaso era il genetista della Georgia sovietica Zhores A. Medvedev, esperto in metodologie atte a fornire verifiche accurate dell'età nelle regioni caucasiche e in particolar modo in Abkhasia. Gli articoli di Medvedev in cui esprimeva i suoi dubbi ricevevano una grande attenzione allorché venivano pubblicati nella rivista scientifica <i>The Gerontologist</i> subito dopo che gli articoli di Leaf apparivano sul <i>National Geographic</i>. In questi articoli, Medvedev presentava prove convincenti riguardo al fatto che le persone potessero vivere oltre 120 anni, riconoscendo comunque un insolita longevità nella regione, patria di un non precisato numero di persone in età estremamente avanzata.<br />
Mentre ferveva la controversia, la legenda della straordinaria salute delle genti caucasiche veniva massicciamente promossa dalle <i>corporations</i> americane che producevano e vendevano yogurt, cercando di collegare il fenomeno della longevità della popolazione caucasica al loro consumo di yogurt, tanto da produrre un'intera generazione di americani che associavano lo yogurt all'estrema longevità, tra cui i più ingenui erano propensi a credere che per le genti caucasiche era la norma arrivare all'età di 140 anni e passa. Si giunse così ad ottenere un'inflazione di dichiarazioni di supercentenari che andavano ben oltre quelle fatte negli anni '70-'80. Ciò pose gli abkhasi al centro dell'attenzione al mondo occidentale, pervenendo alla conclusione che non fosse il loro stile di vita a permettere lo stato di splendida salute fino a tarda età, ma un fenomeno esotico innato. Allorché queste estreme dichiarazioni inerenti alla superlongevità vennero ritenute false, si venne a instaurare una controtendenza a rigettare come imbroglio tutto ciò che riguardava la longevità abkhasica.
<br />
<br />
<br />
<a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5837709539690168210" name="lasuria"></a><sup><a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5837709539690168210#lasuria2">[1]</a></sup> Tale storia della ultracentenaria (130 anni) georgeana Khfaf Lasuria risale al 1973 e viene riportata da Leaf nel <i>National Geographic</i> e dal medico Ronald F. Schmid nel libro <i>Traditional Foods Are Your Best Medicine</i> (1987).<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: large;">Fonti</span><br />
<br />
<ul>
<li><i><a href="http://sanctuarysoil.com/the-story-of-khfaf-lasuria-of-russian-georgia-guest-post-by-gary-kline/" target="_blank">The Story of Khfaf Lasuria of Russian Georgia</a></i> - di Gary Kline </li>
<li><a href="http://www.followthefruitfly.com/2012/03/what-do-worlds-healthiest-and-longest.html" target="_blank"><i>What do the world´s healthiest and longest-living people eat?</i> </a></li>
<li><i><a href="http://www.abkhazworld.com/abkhazia/people-a-culture/182-abkhazia-ancients-of-the-caucasus.html" target="_blank">Abkhazia: Ancients of the Caucasus</a></i>, di John Robbins </li>
</ul>
<br /><br />
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gitanohttp://www.blogger.com/profile/02081767446807415252noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5837709539690168210.post-75551798551139079332013-01-09T23:47:00.000-08:002013-01-17T06:16:54.517-08:00Hunza<i><div align="left">Articolo tratto liberamente da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Buruscio" target="_blank">Buruscio</a> su Wikipedia al quale personalmente contribuii</div> </i><br /><br />
<table align="left"><tbody>
<tr><td><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-ehQtppOnOQY/UO5oXR1m0eI/AAAAAAAABzQ/X067WDWG9_w/s1600/Hunza_Rajah.jpg" target="_blank"><img border="0"
height="190" alt="Un rajah con alcuni membri della tribù" src="http://4.bp.blogspot.com/-ehQtppOnOQY/UO5oXR1m0eI/AAAAAAAABzQ/X067WDWG9_w/s200/Hunza_Rajah.jpg" width="200" /></a></div>
</td></tr>
<tr><td valign="top">Un <i>rajah</i> hunza con alcuni<br />
membri della tribù (XIX secolo).</td></tr>
</tbody></table>
Gli hunza vivono in quello che tra noi è conosciuto come il tetto del mondo, tra le vette himalayane, in un territorio situato nella valle omonima inaccessibile a circa 3000 metri sopra il livello del mare, nell'estremo punto settentrionale del Pakistan dove convergono i confini del Kashmir, Cina, India e Afghanistan. Completamente isolati dal resto del mondo, con una popolazione di circa 30.000 abitanti, sono ritenuti il popolo più felice della terra. Esenti da malattie e dotati di una salute e resistenza straordinarie, la loro longevità diviene legendaria dato che l'età media dell'aspettativa di vita, da quanto ci viene raccontato, viene valutata intorno ai centoventi anni. Viene riportato anche che fra i centenari non è raro raggiungere la venerabile età di 130 anni, tra cui qualcuno sembra sia arrivato ai 145 anni di età. Incredibile... ma sarà vero?...
<br /><br />
Più precisamente i <b>buruscio </b>o <b>bruscio </b>o <b>hunza</b><a name="1a"></a><a href="#1"><sup>[1]</sup></a> popolano le valli pakistane settentrionali di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Valle_dell%27Hunza" title="Valle dell'Hunza" target="_blank">Hunza</a>, Nagar e Yasin. Ci sono anche oltre 300 buruscio a <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Srinagar" title="Srinagar" target="_blank">Srinagar</a>, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/India" title="India" target="_blank">India</a><a name="2a"></a><a href="#2"><sup>[2]</sup></a>. In questa zona, prevalentemente costituita da musulmani, si parla il <a class="mw-redirect" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Burushaski" title="Burushaski" target="_blank">burushaski</a> <a name="3a"></a><a href="#3"><sup>[3]</sup></a>, una lingua non in relazione, a quanto pare, con nessun'altra.<a name="4a"></a><a href="#4"><sup>[4]</sup></a> Geneticamente sono in parte vicini alle popolazioni dell'<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Asia_orientale" title="Asia orientale">Est Asiatico</a>, facendo supporre che almeno qualcuno dei loro antenati abbia avuto origine nel nord dell'Himalaya.<a name="5a"></a><a href="#5"><sup>[5]</sup></a>
<br />
<table>
<tbody>
<tr>
<td>
<h2>
Indice</h2>
<ul>
<li><a href="#Hunza">Hunza</a>
<ul>
<li><a href="#longevità">La longevità degli hunza</a> <a name="7a"></a><a href="#7"><sup>[7]</sup></a>
<ul>
<li><a href="#McCarrison">L'indagine di McCarrison</a> </li>
<li><a href="#sussistenza">Agricoltura, allevamento e sussistenza</a> <a name="11a"></a><a href="#11"><sup>[11]</sup></a></li>
<li><a href="#dieta"> Dieta hunza</a></li>
</ul>
</li>
<li><a href="#lingua">Lingua</a></li>
<li><a href="#religione">Religione</a> <a name="17a"></a><a href="#17"><sup>[17]</sup></a></li>
<li><a href="#usi">Usi e costumi, arte e letteratura</a></li>
<li><a href="#magno">Gli Hunza e Alessandro Magno</a></li>
<li><a href="#macedonia">Gli hunza e la Macedonia</a></li>
</ul>
</li>
<li><a href="#note">Note</a></li>
<li><a href="#biblio">Bibliografia</a></li>
<li><a href="#fonti">Fonti</a></li>
</ul>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<h2>
<span><a name="Hunza"></a>Hunza</span> </h2>
<br />
<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/c9/Hunza_Valley_local_girls.jpg/800px-Hunza_Valley_local_girls.jpg" target="_blank"><img alt="Ragazza con bambino" border="0" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/c9/Hunza_Valley_local_girls.jpg/800px-Hunza_Valley_local_girls.jpg" width="280" align="left"/></a><br />
Il popolo hunza (o <b>hunzakut</b>) discende dal principato di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Hunza_%28stato_principesco%29" title="Hunza (stato principesco)" target="_blank">Hunza</a> e vive a fianco dei <i>wakhi</i> e degli <i>shina</i>.
I wakhi abitano nella parte superiore dell'Hunza localmente chiamata
Gojal e nelle regioni confinanti situate in Cina, Tagikistan e
Afghanistan, e anche a Gizar e nel distretto di Chitral del Pakistan. La
popolazione parlante lo <i>shina</i> vive nella parte meridionale dell'<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Hunza" title="Hunza" target="_blank">Hunza</a>. Essi provengono da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Chilas" title="Chilas" target="_blank">Chilas</a>, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Gilgit" title="Gilgit" target="_blank">Gilgit</a>, e altre aree <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pakistan" title="Pakistan" target="_blank">pakistane</a> di lingua shina. I buruscio-hunza, secondo quanto viene riportato da Ralph Bircher<a name="6a"></a><a href="#6"><sup>[6]</sup></a>,
contavano circa 10.000 abitanti (almeno fino a qualche decennio fa),
sparsi in circa 150 villaggi situati a un'altitudine che oscilla tra i
1660 e i 2450 m. sul livello del mare. La conformazione del territorio
rendeva questo popolo abbastanza isolato dai popoli circostanti, a causa
delle vie di comunicazione impraticabili e pericolose se non
addirittura assenti. Gli hunza abitano molto al di sopra della valle
omonima, sui loro terrazzi (<i>mesas</i>) spesso fortemente soscesi e
impervi, non esenti dal rischio di frane, con strapiombi di 600-900
metri. Dal territorio degli hunza è possibile osservare i vicini <i>nagir</i> separati da un profondo grande canyon che rende ancor più difficile le vie di comunicazione.<sup>[6]</sup><br />
Fino a pochi decenni or sono gli hunza erano governati da un <i><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mir_di_Hunza" title="Mir di Hunza" target="_blank">mir</a></i> (corrispondente al nostro re); il loro capoluogo era Balbit conosciuta anche come <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Karimabad" title="Karimabad" target="_blank">Karimabad</a>. Lo <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Hunza_%28stato_principesco%29" title="Hunza (stato principesco)" target="_blank">stato principesco di Hunza</a> venne abolito il 25 settembre del 1974.<br />
Gli hunzakut e la regione di Hunza ha uno dei più alti tassi di
alfabetizzazione in confronto agli altri distretti similari pakistani ed
ed è una delle maggiori attrazioni turistiche del Pakistan; molti
pakistani e turisti stranieri viaggiano per la regione per godere dei
paesaggi pittoreschi e delle sue sbalorditive montagne. Il distretto
possiede molte attrattive moderne ed è abbastanza progredito rispetto
allo standard asiatico. La leggenda locale ci racconta che questi hunza
potrebbero essere stati associati con il regno scomparso di <i><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Shangri-La" title="Shangri-La" target="_blank">Shangri-La</a></i>.<br />
<br />
<h3>
<span><a name="longevità">La longevità degli hunza <sup>[7]</sup></a></span></h3>
<br />
<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/52/Old_woman_in_Karimabad.jpg/450px-Old_woman_in_Karimabad.jpg" target="_blank"><img border="0" height="300" alt="donna anziana di Karimabad" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/52/Old_woman_in_Karimabad.jpg/450px-Old_woman_in_Karimabad.jpg" align="left" /></a>
La popolazione degli hunza viene talvolta menzionata per la sua aspettativa di vita eccezionalmente lunga <a name="8a"></a><a href="#8"><sup>[8]</sup></a>
Ralph Bircher uno dei maggiori studiosi di questo popolo di circa
10.000 individui, riporta alcune caratteristiche sbalorditive, quasi
leggendarie, nel suo libro <i>Gli hunza, un popolo che ignorava la malattia</i> <a name="9a"></a><a href="#9"><sup>[9]</sup></a>, ovvero:<br />
<dl>
<dd>- sono quasi esclusivamente vegani (la carne era consumata poche
volte l'anno e i prodotti di origine animale piuttosto raramente);</dd>
<dd>- la dieta si basava su un apporto calorico inferiore alle 2000 kcal, nonostante i lavori piuttosto pesanti che svolgevano;</dd>
<dd>- praticavano un duro semi-digiuno stagionale a causa
dell'assottigliamento delle scorte dei viveri in attesa del nuovo
raccolto;</dd>
<dd>- gli indumenti che indossavano erano poco adatti, secondo i parametri comuni, a sostenere i rigori invernali;</dd>
<dd>- l'età media riguardo alle aspettativa di vita era calcolata a circa 120 anni;</dd>
<dd>- l'efficienza fisica e la smagliante salute permaneva fino a tarda età
</dd><dd>- non si conoscevano malattie (prima dell'arrivo massiccio dei prodotti della civiltà consumistica).</dd>
</dl>
La longevità e la salute perfetta degli hunza hanno fatto avanzare
diverse ipotesi a questo riguardo. Le più attendibili riguardano...<br />
<dl>
<dd>- la dieta naturale e vegetariana e il semi-digiuno obbligato stagionale;</dd>
<dd>- l'altitudine e l'ambiente incontaminato in cui vivono;</dd>
</dl>
Altri ipotizzano che l'elisir della loro lunga vita fosse il torrente a cui attingevano l'acqua con particolari <i>virtù salutari (virtù dovute probabilmente alla completa mancanza di
fluoro). I vari studiosi di "questo popolo greco dell'Himalaya" che si
sono succeduti hanno riscontrato che la loro longevità e salute si siano
andate degradando con il passare del tempo. Già nel 1979 lo stesso
Ralph Bircher riporta la notizia a lui pervenuta tramite conoscenze che
il paese aveva ormai perduto la sovranità e la sua influenza; al posto
del re (<i>mir</i>) c'era adesso la polizia pakistana; inoltre i
prodotti, se non altro alimentari, della civiltà consumistica sembra
avessero ormai invaso tutti i villaggi hunza.<a name="10a"></a><a href="#10"><sup>[10]</sup></a></i><br />
<br />
<h4>
<span><a name="McCarrison"></a>L'indagine di McCarrison</span></h4>
<br />
Durante il periodo fra le due guerre mondiali, il medico scozzese
McCarrison operante nel circondario di Gilgit, a Nord del Cachemire,
rimase colpito dalla conformazione fisica e dalla incredibile capacità
lavorativa degli hunza, e per quanto riguarda la sua ricerca sulle
malattie trovava questo popolo insignificante dato che non aveva nulla
da curare se non qualche trauma o frattura. Infine abbandonò le sue
ricerche riguardanti il campo delle malattie per dedicarsi ad esaminare
accuratamente questa ottima condizione salutare degli hunza, da lui
reputato il popolo più sano della terra. A parte gli accessi di febbre
brevi e violenti e qualche infiammazione agli occhi causata dal fumo del
riscaldamento nelle chiuse abitazioni durante il periodo invernale, non
v'erano malattie particolari né quelle dovute all'invecchiamento
(nessuna diminuzione della capacità uditiva e visiva, né indebolimento
degli organi; i denti rimanevano perfetti ed efficienti fino a tarda
età. McCarrison esaminando diversi i fattori essenziali quali le
condizioni climatiche, la razza, l'alimentazione, ecc. arrivò alla
conclusione che il regime alimentare fosse la chiave per capire l'enigma
dell'incredibile salute e longevità degli hunza rispetto anche ai
popoli confinanti che vivevano più o meno nelle stesse condizioni
ambientali contraendo varie malattie, come tubercolosi, malaria, e tante
altre più o meno gravi. McCarrison in definitiva viene ad elencare
queste condizioni alimentari:<br />
<dl>
<dd>- autosufficienza alimentare</dd>
<dd>- assenza di prodotti industriali e commerciali a livello mondiale (zucchero, conserve, cibi raffinati, ecc.)</dd>
<dd>- cibi prevalentemente crudi. L'alimentazione base degli hunza era
costituita dai prodotti freschi coltivati <i>in loco</i> quali: cereali,
frutta, e in misura inferiore legumi (fatti germinare, in certi periodi
dell'anno, insieme ai cereali e mangiati così crudi) e latte. La carne e
il vino venivano raramente consumati.</dd>
</dl>
L'ipotesi di McCarrison venne confermata dai suoi stessi esperimenti
praticati su due popolazioni diverse di topi, le quali venivano
alimentate rispettivamente con due diete particolarmente differenti: una
simile a quella praticata dagli hunza e un'altra come quella in uso
nella civiltà occidentale (farina bianca, dolciumi, conserve, carne,
marmellate, ecc.). Questo esperimento significativo attestò la
longevità, la perfetta salute e l'ottima convivenza nel primo gruppo di
topi alimentato secondo il regime alimentare praticato dalla popolazione
degli hunza. Mentre il secondo gruppo rimaneva affetto da malattie e da
una aspettativa di vita molto inferiore oltre al fatto che si
riscontravano numerosi casi di cannibalismo. Questa ricerca pioneristica
riguardo alla correlazione tra il tipo di alimentazione e la longevità
salute verrà Successivamente confermata da altri studiosi.<br />
<br />
<h4>
<span><a name="sussistenza"></a>Agricoltura, allevamento e sussistenza <sup>[11]</sup></span></h4>
<br />
L'economia degli hunza, fino a pochi decenni fa, era prettamente
chiusa o meglio di sussistenza e si basava sull'agricoltura che veniva
praticata sui loro "terrazzamenti" (<i>mesas</i>), in maggior parte però quasi sterili. Nel poco terreno fertile dunque si coltivano alberi da
frutta, in particolare albicocchi, e altri prodotti riportati sotto
(vedi <a href="#dieta">Dieta hunza</a>). Il riciclaggio in questo
ambiente naturale viene praticato al massimo: i ramoscelli ottenuti
della potatura vengono recuperati e utilizzati poi come combustibile nei
mesi invernali più rigidi; allo stesso modo lo sterco dei pochi capi di
bestiame (mucche, capre e pecore, utilizzate per lo più per il latte)
viene fatto essiccare e immagazzinato per poi bruciarlo d'inverno. La
carestia stagionale che colpiva nel periodo primaverile, prima del
raccolto, sembra fosse andata peggiorando con il tempo e il <i>regime dietetico</i>
già spartano degli hunza diventava sempre più insufficiente, data la
fisionomia dell'aspro e sterile territorio e la carenza di fonti
acquifere, senza nessuna possibilità di irrigazione, in concomitanza
oltretutto con l'aumento della popolazione. Questa cosiddetta "primavera
di fame", iniziava pressappoco dopo la festa di ringraziamento, il
Bop-Faou, (come viene riportato da Lorimer nel 1935), durante la quale
si implorava la fecondità della terra con riti cerimoniali solenni e
giochi di destrezza, a cui seguivano settimane di semi-digiuno
coincidente con i più duri lavori nei campi. Nonostante la carestia gli
hunza rimanevano un popolo legato e solidale, allegro, ospitale e
generoso, esente da avarizia ed egoismo, dignitoso, nonostante gli
stenti, tanto che Lorimer riporta nel suo <i>diario di bordo</i> casi
incredibilmente eclatanti e commoventi di ordinaria abnegazione,
aggiungendo inoltre che "la fame non ha nessuna influenza sull'umore di
questa gente, non arriva a piegare il loro temperamento".<a name="12a"></a><a href="#12"><sup>[12]</sup></a>
Questa economia di sussistenza negli ultimi decenni si è aperta al
mercato globale con afflusso di prodotti alimentari esterni
sofisticati che di certo hanno mutato in qualche grado la fisionomia, la
cultura, gli usi e costumi degli hunza.<br />
<br />
<h4>
<span><a name="dieta"></a>Dieta hunza</span></h4>
<br />
<table align="left"><tbody>
<tr><td>
<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/d7/Hunza_bread.jpg/800px-Hunza_bread.jpg" target="_blank"><img alt="pane hunza" border="0" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/d7/Hunza_bread.jpg/800px-Hunza_bread.jpg" width="280" /></a>
</td></tr>
<tr><td><div align="center">
<i>Pane hunza</i></div>
</td></tr>
</tbody></table>
La dieta degli hunza di qualche decennio fa (riportata da diversi
studiosi specialmente da McCarrison e Wrench) era costituita in gran
parte da alimenti di origine vegetale prodotti <i>in loco</i>: orzo, miglio, grano saraceno, grano <a name="13a"></a><a href="#13"><sup>[13]</sup></a> (e quindi l'utilizzo della farina integrale e di una specie di pane azzimo), mais <a name="14a"></a><a href="#14"><sup>[14]</sup></a>
(raro), in misura inferiore legumi (fagioli, piselli, lenticchie, fave,
ceci), frutta (more, mele, uva, ciliege, prugne, pesche, giuggiole,
melagrane, meloni, pere, mandorle, noci) e specialmente albicocche fatte
essiccare (delle albicocche si utilizzavano anche i noccioli da cui si
ricavava anche un tipo d'olio), patate, verdure varie, carote, zucche,
cavoli, cetrioli, melanzane, pomodori, erbe selvatiche ed aromatiche. Il
vino veniva consumato in rare occasioni, perlopiù coincidente con
particolari eventi. Per quanto riguarda i prodotti di origine animale
abbiamo il latte (specialmente di YAK), formaggio fresco (<i>brus</i>) e da conservare (<i>rahkpin</i>), ricotta (<i>quark</i>), il burro o <i>maltache</i>
(alimento preziosissimo); la carne, in genere ricavata dal bestiame
minuto (pecora, capra, gallina), era utilizzata raramente ma mai
assente.<a name="15a"></a><a href="#15"><sup>[15]</sup></a> L'unico prodotto <i>importato</i> e usato con parsimonia era il <a class="mw-redirect" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Salgemma" title="Salgemma">salgemma</a> proveniente dalle zone vallive vicine.<br />
<br />
<h3>
<span><a name="lingua"></a>Lingua</span></h3>
<br />
<table style="background: transparent; border: 1px solid #CCC; font-size: 95%; margin-bottom: .5em; text-align: left;">
<tbody>
<tr>
<td style="padding: 0 .5em;"><br /></td>
<td style="width: 100%;"><br /></td>
</tr>
</tbody></table>
La lingua hunza attualmente resta ancora senza possibilità di poter
essere collegata ad altre lingue limitrofe e non, esistenti o estinte.
Secondo Lorimer questa lingua si è evoluta separatamente da almeno 5000
anni a questa parte e comunque lo stesso linguista ammette di non essere
riuscito nemmeno a completare un sufficiente vocabolario nei suoi 15
mesi di permanenza, aggiungendo inoltre che avrebbe avuto bisogno di
almeno altri dieci anni per poterlo fare<a name="16a"></a><a href="#16"><sup>[16]</sup></a><br />
<br />
<h3>
<span><a name="religione"></a>Religione <sup>[17]</sup></span></h3>
<br />
Appartenenti formalmente alla setta dei musulmani ismaeliti ovvero
aderenti alla dottrina di Ismaele o Maulaï, gli hunza, come osservava
Lorimer, sono molto diversi dagli stessi popoli limitrofi, non avendo
nessuna pratica che si manifesti esteriormente, né rituali, né
preghiere, né templi, oggetti di venerazione o pellegrinaggi, né
tantomento si può trovare qualche parvenza di <i>mullah </i>o gerarchia
religiosa. La religione e la preghiera vengono vissute intimamente. Lo
stesso Lorimer racconta che soltanto dopo tre mesi scoprì per puro caso
che un certo contadino, per nulla distinguibile dagli altri, era in
realtà un <i>khalifa</i> (prete laico). Non vi si trova, almeno apparentemente,
traccia di superstizione, né credenze riguardanti il malocchio, la
magia, come avviene invece per i popoli vicini, dai quali si distinguono
ancor più per il fatto che le donne non portano il velo ed hanno parità di diritti.<br />
<br />
<h3>
<span><a name="usi"></a>Usi e costumi, arte e letteratura</span></h3>
<br />
Gli hunza sono soliti festeggiare i grandi eventi nel giorno del solstizio d'inverno con danze e musica eseguita dai <i>béricho</i>,
musicisti di origine indiana. L'arte come la letteratura sono pressocché
assenti. Come ogni civiltà contadina ci sono diverse festività e riti
propiziatori legati alla semina e al raccolto come quella che si celebra
il 6 febbraio per la semina dell'orzo. Non manca il carnevale che si
celebra all'inizio di febbraio. Gli hunza sono inoltre delle
appassionati e abili giocatori di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Polo_%28sport%29" title="Polo (sport)" target="_blank">polo</a>.<br />
<br />
<h3>
<span><a name="magno"></a>Gli Hunza e Alessandro Magno</span></h3>
<br />
La leggenda riguardante i burusci racconta che essi discendono dal
villaggio di Baltir, fondato da un soldato abbandonato dall'armata di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Magno" title="Alessandro Magno" target="_blank">Alessandro Magno</a> è una leggenda comune a molta parte dell'Afghanistan e Pakistan settentrionale.<a name="18a"></a><a href="#18"><sup>[18]</sup></a> Tuttavia, l'evidenza genetica sostiene soltanto una componente genetica balcanica tra i <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pashtun" title="Pashtun" target="_blank">pashtun</a> afghani,<a name="19a"></a><a href="#19"><sup>[19]</sup></a> e non tra i burusci.<a name="20a"></a><a href="#20"><sup>[20]</sup></a><br />
<br />
<h3>
<span><a name="macedonia"></a>Gli hunza e la Macedonia</span></h3>
<br />
Nel 2008 l'Istituto Macedone per le Ricerche Strategiche "16.9"
organizzò un ricevimento del principe hunza Ghazanfar Ali Khan e della
principessa Rani Atiqa, considerati discendenti dell'armata di
Alessandro.<a name="21a"></a><a href="#21"><sup>[21]</sup></a> La delegazione hunza venne accolta all'aeroporto di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Skopje" title="Skopje" target="_blank">Skopje</a> dal primo ministro <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Nikola_Gruevski" title="Nikola Gruevski" target="_blank">Nikola Gruevski</a>, il capo della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_ortodossa_macedone" title="Chiesa ortodossa macedone" target="_blank">chiesa ortodossa macedone</a>, l'arcivescovo Stefano, e dall'allora sindaco di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Skopje" title="Skopje" target="_blank">Skopje</a> Trifun Kostovski.<br />
<h2>
<span><a name="note"></a>Note</span></h2>
<ol class="references">
<li><a name="1"></a><a href="#1a"><sup>[1]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">Il nome <i>hunza</i> era riservato inizialmente al fiume che divideva le popolazioni dei <i>buruscio</i> da quella dei <i>nagir</i>, mentre l'etnonimo <i>hunza</i> viene attribuito ai <i>buruscio</i> dalle popolazioni limitrofe. - Ralph Bircher, <i>Gli hunza</i>,... op. cit., pag. 32</span></li>
<li> <a name="2"></a><a href="#2a"><sup>[2]</sup></a> <b>^</b><span class="reference-text"><a class="external free" href="http://repositories.lib.utexas.edu/bitstream/handle/2152/2777/munshis96677.pdf?sequence=2" rel="nofollow" target="_blank">http://repositories.lib.utexas.edu/bitstream/handle/2152/2777/munshis96677.pdf?sequence=2</a></span></li>
<li><a name="3"></a><a href="#3a"><sup>[3]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">Ralph Bircher parla di <i>lingua hunza</i> piuttosto che di <a class="mw-redirect" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Burushaski" title="Burushaski" target="_blank">burushaski</a>, poich?uest'ultima ?nche la lingua (poco diversificata) dei <i>nagir</i> e dei pi?istanti <i>yasin</i> che differiscono moltissimo sia per quanto concerne la cultura, gli usi e costumi, che per le condizioni fisiche e ambientali.</span></li>
<li><a name="4"></a><a href="#4a"><sup>[4]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">(<span style="font-size: 80%; font-weight: bolder;"><abbr title="inglese">EN</abbr></span>) <a class="external text" href="http://original.britannica.com/eb/article-9018245/" rel="nofollow" target="_blank">Lingua burushaski, Enciclopedia Britannica online</a></span></li>
<li><a name="5"></a><a href="#5"><sup>[5]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">(<span style="font-size: 80%; font-weight: bolder;"><abbr title="inglese">EN</abbr></span>) <a class="external text" href="http://www-shgc.stanford.edu/myerslab/papers/LiAbsher-Science-HGDP" rel="nofollow" target="_blank">Worldwide
Human Relationships Inferred from Genome Wide Patterns of Variation -
Science 22 febbraio 2008:Vol. 319. no. 5866, pp. 1100 - 1104 DOI:
10.1126/science.1153717</a></span></li>
<li><a name="6"></a><a href="#6a"><sup>[6]</sup></a> <b>^</b> <sup><i>a</i></sup> <sup><i>b</i></sup> <span>Ralph Bircher, <i>Gli hunza</i>,... op. cit., pagg. 32-33</span></li>
<li><a name="7"></a><a href="#7a"><sup>[7]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">Ralph Bircher, <i>Gli hunza</i>,... op. cit., pagg. 23-29</span></li>
<li><a name="8"></a><a href="#8a"><sup>[8]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">(<span style="font-size: 80%; font-weight: bolder;"><abbr title="inglese">EN</abbr></span>) G. T. Wrench, "Il ciclo della salute: le sorgenti di lunga vita e la salute tra gli hunza", Dover Publications, 2006</span></li>
<li><a name="9"></a><a href="#9a"><sup>[9]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">In
effetti Ralph Bircher non fa altro che semplificare e divulgare, a
volte criticando e rettificando, il resoconto fatto dal linguista E.O.
Lorimer e sua moglie i quali restarono tra gli <i>hunza</i> per un periodo di circa 15 mesi, con lo scopo di studiarne la lingua.</span></li>
<li><a name="10"></a><a href="#10a"><sup>[10]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">Ralph Bircher, <i>Gli hunza</i>,... op. cit., pag. 20</span></li>
<li><a name="11"></a><a href="#11a"><sup>[11]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">Ralph Bircher, <i>Gli hunza</i>,... op. cit.</span></li>
<li><a name="12"></a><a href="#12a"><sup>[12]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">Ralph Bircher, <i>Gli hunza</i>,... op. cit., pag. 54</span></li>
<li><a name="13"></a><a href="#13a"><sup>[13]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">A volte i cereali vengono fatti germinare prima di essere mangiati crudi.</span></li>
<li><a name="14"></a><a href="#14a"><sup>[14]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">Del mais si mangiavano le pannocchie molto prima che queste giungessero a maturazione</span></li>
<li><a name="15"></a><a href="#15a"><sup>[15]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">McCarrison
riferesce che la carne tra gli hunza viene consumata cinque o sei volte
al mese (piu frequentemente nei periodi invernali)</span></li>
<li><a name="16"></a><a href="#16a"><sup>[16]</sup></a><b>^</b> <span>Ralph Bircher, Gli hunza, ... op. cit., pag. 34</span></li>
<li><a name="17"></a><a href="#17a"><sup>[17]</sup></a><b>^</b><span>Ralph Bircher, Gli hunza, ... op. cit., pagg. 56-62</span></li>
<li><a name="18"></a><a href="#18a"><sup>[18]</sup></a><b>^</b> <span>(<span style="font-size: 80%; font-weight: bolder;"><abbr title="inglese">EN</abbr></span>) <a class="external text" href="http://books.google.bg/books?id=IOM8qF34s4YC&pg=PA36&lpg=PA36&dq=+alexander+burusho+legend+&source=web&ots=mUNDwjJa-1&sig=ambStiyLMtmqyImA8hF984yriJ4&hl=bg&sa=X&oi=book_result&resnum=2&ct=result" rel="nofollow" target="_blank">Un dizionario etno-storico della Cina. Westport, Conn.: Greenwood Press, 1998, ISBN 0313288534.</a></span></li>
<li><a name="19"></a><a href="#19a"><sup>[19]</sup></a><b>^</b> <span>(<span style="font-size: 80%; font-weight: bolder;"><abbr title="inglese">EN</abbr></span>) <a class="external text" href="http://www.nature.com/ejhg/journal/v15/n1/full/5201726a.html" rel="nofollow" target="_blank">evidenza
cromosomica Y riguardo a un limitato contributo greco alla popolazione
pathan del Pakistan, European Journal of Human Genetics (2007) 15;
pubblicato online il 18 ottobre 2006</a></span></li>
<li><a name="20"></a><a href="#20a"><sup>[20]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text">(<span style="font-size: 80%; font-weight: bolder;"><abbr title="inglese">EN</abbr></span>) <a class="external text" href="http://www.raheelqamar.com/picrender%201.pdf." rel="nofollow" target="_blank">Y-Chromosomal DNA Variation in Pakistan - Am. J. Hum. Genet. 70:1107?1124, 2002, pg. 117</a></span></li>
<li><a name="21"></a><a href="#21a"><sup>[21]</sup></a> <b>^</b> <span class="reference-text"><a class="external text" href="http://www.ft.com/cms/s/0/11034b1e-54ef-11dd-ae9c-000077b07658.html?nclick_check=1" rel="nofollow" target="_blank">Alexander?s ?descendants? boost Macedonian identity - FT.com</a></span></li>
</ol>
<h2>
<span><a name="biblio"></a>Bibliografia</span></h2>
<ul>
<li>(<span style="font-size: 80%; font-weight: bolder;"><abbr title="svedese">SV</abbr></span>)
D.L.R. Lorimer, la lingua burushaski, 4 voll., Institutett for
Sammenligende Kulturforskning, Oslo, 1935, (Leipzig, Otto Harrasowitz)</li>
<li>(<span style="font-size: 80%; font-weight: bolder;"><abbr title="inglese">EN</abbr></span>) E.O. Lorimer, Language hunting in the Karakoram, George Allen & Unwin, London</li>
<li>(<span style="font-size: 80%; font-weight: bolder;"><abbr title="inglese">EN</abbr></span>)
G.T. Wrench, M.D.T. e Wheel o health, a study of very health people.
The C.W. Daniel Company Ltd. Londra. W.C. 1. 1938. Brigadier General Sir
George Cookrill, Pioneer Explorationa in Hounza and Chirral, in the
"Himalaya Journal", Vol. XI (1939), p. 15-41, Campell Secord and
the MICHAEL VYVYAN, Reconnaissance of Rakaposhi and the Kunyang glacier,
in "The Himalayan Journal", Vol. XI (1939), pag. 156-164 (resoconti di
McCarrison riproposti da Wrench, uno dei suoi allievi)</li>
<li>(<span style="font-size: 80%; font-weight: bolder;"><abbr title="inglese">EN</abbr></span>) Clark, John. Hunza: <i>Lost Kingdom of the Himalayas</i>. 1956. New York, Funk & Wagnalls Company.</li>
<li>(<span style="font-size: 80%; font-weight: bolder;"><abbr title="inglese">EN</abbr></span>) Tobe, John H. (1960). <i>Adventures in a Land of Paradise</i>. Emmaus, Pa.: Rodale Books.</li>
</ul>
<h2>
<span><a name="fonti"></a>Fonti</span></h2>
<ul>
<li><cite class="book" id="CITEREF" style="font-style: normal;">Ralph Bircher, <i>Gli hunza, un popolo che ignorava la malattia</i>, tradotto da Giovanna Ponticelli, Libreria editrice fiorentina (quaderni d'Ontignano). <a class="internal mw-magiclink-isbn" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Speciale:RicercaISBN/8889264071" target="_blank">ISBN 88-89264-07-1</a></cite></li>
</ul>
<br /><br />
<script src="http://w.sharethis.com/button/sharethis.js#publisher=f4c29ec5-149f-4cb3-8e3e-5e6316065f12&type=website&buttonText=Condividi&embeds=true" type="text/javascript"></script>
gitanohttp://www.blogger.com/profile/02081767446807415252noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5837709539690168210.post-53669235515815488032013-01-08T10:43:00.003-08:002013-01-17T06:17:14.195-08:00Vilcabamba<div style="text-align: right;">
Articolo liberamente tradotto da <a href="http://www.museumofhoaxes.com/hoax/archive/permalink/vilcabamba_the_town_of_very_old_people" target="_blank"><i>Vilcabamba: the town of very old people</i></a></div>
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<br />
<div align="left">
<a href="http://paradiseintheworld.com/wp-content/uploads/2012/06/Vilcabamba-Ecuador.jpg" target="_blank"><img align="left" border="0" height="240" hspace="4" src="http://paradiseintheworld.com/wp-content/uploads/2012/06/Vilcabamba-Ecuador.jpg" width="300" /></a></div>
Vilcabamba ("valle sacra" in lingua inca) è un piccolo villaggio situato in una valle elevata dell'Ecuador meridionale (precisamente nella provincia di Loja), etremamente inaccessibile e perciò protetta da molte influenze esterne deleterie moderne come per es. importazioni di cibi in scatola, additivi e conservanti.
L'interesse nutrito per questa longeva e sana popolazione andina da parte degli studiosi risale a quasi 50 anni or sono. Anche tra gli individui più anziani le malattie croniche riscontrate sono pressocché nulle. Per i vilcabamba così come per gli <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Hunza_%28popolo%29" target="_blank">Hunza </a>del Pakistan settentrionale lo stato di salute permane fino a tarda età.
Le ricerche scientifiche fatte a tale proposito giustificano tutto ciò adducendo come causa la magrezza, la dieta, il basso tasso di colesterolo, l'alto livello di attività. Infatti, la loro dieta, è come per tutte le popolazioni longeve, di tipo vegetariano e soprattutto di produzione locale. I prodotti di originale animale sono raramente consumati. Similmente agli <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Hunza_%28popolo%29" target="_blank">Hunza </a>i vilcabamba sono estremamente attivi e resistenti al lavoro.<br />
<br />
<b>Storia della loro fama</b><br />
<br />
Nel 1970, un gruppo di scienziati, tra cui i medici <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Alexander_Leaf" target="_blank">Alexander Leaf</a> della <i>Harvard Medical School</i>, Harold Elrick dell'Università californiana di San Diego e altri dell'Università di Quito, interessati al legame che collega il tipo di dieta alla possibilità di contrarre malattie cardiache, visitarono Vilcabamba. Nella popolazione di questo paesino, nota per la sua incredibile longevità, in maggior parte di discendenza europea, venne riscontrato un basso tasso di colesterolo e in solo pochissimi individui patologie cardiache. Molti di loro dichiaravano di superare i cento anni tra cui alcuni addirittura i 140. L'età dichiarata sembra apparentemente avvalorata da certificati di nascita e registri parrocchiali battesimali. L'anno seguente nella provincia di Loja venne effettuato un censimento della popolazione che confermava l'insolita longevità dei vilcabamba. Su un totale di 819 abitanti, il paesino vantava 7 uomini e 2 donne che oltrepassavano i 100 anni di età. Uno di questi, Miguel Carpio, asseriva di averne 123. Un altro, Jose David, ne dichiarava 142. Dal censimento risulta evidente che nella popolazione di Vilcabamba vi è un elevato numero di individui anziani. 11.4% superano i 60 anni, una percentuale più del doppio del resto dell'Ecuador. Sbalorditivamente i censimenti successivi condotti vi trovarono molti centenari in più (complessivamente 23 per la precisione). <br />
<br />
A questi censimenti e resoconti statistico-scientifici sulla salute e longevità dei vilcabamaba, seguirono numerosi articoli e pubblicazioni, scientifiche e no, che ratificavano e propagandavano questa loro vita in armonia con la natura, lontano dal logorio della vita moderna. La fama a livello mondiale di questa popolazione ecuadoregna fu certamente dovuta negli anni '70 proprio a questa vasta informazione e pubblicazione cartacea. Nel 1975, il gerontologo David Davies pubblica "I centenari delle Ande" (<i>The Centenarians of the Andes</i>). Nel 1976 Grace Halsell per anni a contatto con i vilcabamba dà alla stampa "<i>Los Viejos: Secrets of Long Life from the Sacred Valley</i>", in cui racconta tra l'altro che tra i vilcabamba, cosa degna di nota, non ha mai visto casi di fratture alle gambe e/o alle braccia. L'anzidetta produzione editoriale di questi anni diede l'avvio a un notevole flusso turistico. L'interesse straniero venne anche favorito dal governo ecuadoregno, facendo avviare in tal modo in quest'area uno sviluppo senza precedenti. Un gruppo di studiosi giapponesi annunciarono la costruzione in loco di un "centro di ricerche per la salute e la longevità".<br />
<br />
Anche se la fama dei vilcabamba andava crescendo, alcuni scienziati, scettici riguardo a quanto concerne la loro longevità, arrivarono a conclusioni piuttosto interessanti da smentire le precedenti affermazioni. In particolare, <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Alexander_Leaf" target="_blank">Alexander Leaf</a>, ricercatore della <i>Harvard Medical School</i>, uno dei primi a condurre ricerche a Vilcabamba nutriva dei forti dubbi a tale proposito. I suoi sospetti iniziarono a sorgere allorché gli parve chiaro che i suoi abitanti erano inaffidabili nel riferire la loro età. Per esempio, nel 1971 un uomo gli aveva riferito un'età di 122 e tre anni dopo, al suo ritorno nel medesimo luogo, la stessa persona ne dichiarava 134. [Avrà viaggiato con la macchina del tempo che come si sa comporta queste incongruenze al ritorno]. Folgorato da questa scoperta <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Alexander_Leaf" target="_blank">Leaf</a> persuase Richard Mazess della <i>University of Wisconsin Madison</i> e Sylvia Forman della <i>University of California Berkeley</i> ad aiutarlo a scoprire in modo molto più accurato l'età della popolazione più anziana dei vilcabamba.<br />
<br />
Ciò diede loro uno scossone. In realtà, nemmeno un centenario vi era fra i vilcabamba. La persona più vecchia aveva 96 anni e l'età media di coloro che si professavano al di sopra dei cent'anni in effetti era di 86 anni. I tre ricercatori presentarono questi loro risultati il 27 febbraio del 1978 a un seminario tenutosi al <i>National Institutes of Health</i> di Bethesda. Gli scienziati conclusero che la longevità individuale fra i vilcabamba è di poco, se non uguale, a quella che vi è nel resto del mondo. Gettando ulteriore acqua fredda sul fuoco in merito alla reputazione dei vilcabamba, si arrivò ad asserire che l'aspettativa di vita a vilcabamba e nel resto della Loja è addirittura inferiore a quella degli USA.<br />
<br />
Come avevano potuto i primi ricercatori prendere un abbaglio così macroscopico?... Mazess e Forman identificarono due fonti di errori:<br />
<ol>
<li>Primo, gli abitanti sistematicamente esageravano la loro età, e man mano che crescevano, l'esagerazione diventava sempre più evidente. Mazess e Forman fornirono come esempio la "falsa testimonianza" di Miguel Carpio Mendieta: allorché aveva 61 anni nel 1944 egli asseriva di averne "70", e cinque anni dopo, ne dichiarava "80". Nel 1970, all'età di 87anni, veniva a reputarsi un uomo di "121" anni, e nel 1974, a 91 anni, egli ne aveva "127". I ricercatori ipotizzarono che gli abitanti esagerassero la loro età onde poter
acquisire prestigio all'interno della comunità. Questo uso era in pratica una tradizione da
generazioni e generazioni, ancor prima che i ricercatori arrivassero nel villaggio.
<a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Alexander_Leaf" target="_blank">Leaf</a> inoltre si persuase che la pubblicità internazionale con il
conseguente arrivo del turismo, possa avere incoraggiato gli
abitanti a rendere l'esagerazione molto più prolifica. </li>
<li>La seconda fonte d'errore era l'innato uso esteso di nomi identici
nella piccola comunità. Questo avrebbe inizialmente portato un po' fuori
strada i ricercatori i quali avevano vagliato i documenti riguardanti
la data di nascita e quelli del giorno del battesimo. La data di nascita
di uno zio dal nome identico, o di un padre, darebbero conferma alla
estrema longevità di uno dei suoi abitanti. Chiedendo ai vilcabamba i
nomi dei loro padrini, i ricercatori furono capaci di identificare le
corrette date di nascita di ciascun residente.</li>
</ol>
<br />
Risulta tra l'altro che tra i vilcabamba in effetti vi sia una percentuale di persone più anziana, a causa dell'emigrazione di giovani.<br />
<br />
Anche ammettendo che i vilcabamba non godano di una longevità superiore a quella che vi è nel resto del mondo, resta loro comunque una consolazione non di poco conto. Lo stile di vita dei vilcabamba, compreso il duro lavoro ad altitudine elevata combinato a un basso consumo di calorie e scarso consumo di grasso animale dona agli abitanti del villaggio una salute vigorosa fino a tarda età. [E questo sembrerebbe contraddire il fatto che abbiano una longevità pari a quella che si riscontra nel resto del mondo]<br />
<br />
Sul sito <a href="http://vilcabamba.org/" target="_blank">Vilcabamba.org</a>, in lingua inglese, progettato per favorire il turismo a Vilcabamba si continua (dal 2008) a dichiarare che gli abitanti della regione godono di un insolita longevità, descrivendo Vilcabamba come la "Valle della Longevità". Questo sito inoltre fornisce un certo numero di teorie per spiegare la supposta longevità dei vilcabamba. Per esempio, dicendo che ricercatori giapponesi trovarono che l'aria nella regione era carica di ionizzazione negativa: "gli uomini anziani" vivono molti anni a Vilcabamba perché respirano questa aria pura che produce un effetto 'chelato' ai loro corpi." Il sito fà inoltre riferimento al gerontologo Morton Walker, il quale, durante una ricerca condotta nel 1982, scopri gli stessi effetti nel "perfetto equilibrio minerale riscontrabile nell'acqua potabile del luogo. Anche ricercatori francesi associano questo tipi di effetti al clima ideale che si trova nella valle.<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
Articolo liberamente tradotto dalla pagina web <a href="http://www.museumofhoaxes.com/hoax/archive/permalink/vilcabamba_the_town_of_very_old_people" target="_blank"><i>Vilcabamba: the town of very old people</i></a></div>
<br />
<br />
Leggi anche l'articolo di Angelo Mo apparso 28 novembre 2010 su <i>Corriere.it</i><br />
<a href="http://www.corriere.it/esteri/speciali/2010/i-reportage-di-ettore-mo/notizie/mo-puntata-28-11-10_b9239670-facc-11df-abbf-00144f02aabc.shtml" target="_blank">Il segreto della longevità tra i monti di Vilcabamba dove la vecchiaia è d'oro</a><br />
<br />
<b>P.S.</b> - L'idea che mi sono fatto traducendo questo articolo, intellettualmente onesto e non di certo partigiano, è che la questione dell'esagerazione dell'età, certamente presente, non smentisca di fatto la longevità straordinaria dei vilcabamba. Si è tentato di toccare i due poli opposti facendo il raffronto tra le prime ricerche e quelle succesive. La verità, come suol dirsi può trovarsi benissimo nel mezzo. Un certo buon senso fa capire che la salute di ferro fino a tarda età comunque riscontrata e la smentita succesiva della longevità non vanno tanto d'accordo. Concludendo, direi che l'insolità longevità e la salute eccezionale vi siano ancora tutt'oggi, un po' affievolite, ma ancor più vi erano in passato, prima dell'avvento del turismo nella Loja. Da questo punto di vista si potrebbe spiegare, se non del tutto, almeno in parte il gap in cui si sono trovati coinvolti i ricercatori. Con l'avvento del cosiddetto sviluppo a Vilcabamba, favorito dal governo ecuadoregno e dal conseguente turismo, la salute e la longevità avrebbero avuto un crollo inevitabile, come è successo anche per gli Hunza.
<br /><br />
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<tbody>
<tr><td bgcolor="#ffffff"><div align="left">
Spero di contribuire al sfatare il <i> logos comune</i> riguardo al fatto che l'età media della popolazione occidentale sia aumentata e che questo <i>presunto aumento</i> sia dovuto, più che altro, ai progressi nel campo della medicina. Gli assunti che io cerco di portare avanti sono ovviamente fondati su <i> dati obiettivi </i> che contrastano con le la <i>scienza</i> (prostituita, si sa, ad interessi economici) e le <i>statistiche ufficiali</i>.<br />
Dire che l'età media in occidente è aumentata è un ambiguità singolare e anche uno specchio per allodole poiché le statistiche dovrebbero essere valutate attentamente ed essere <i>interpretate</i>. L'età media dei decessi in una popolazione (nel corso della storia) tiene conto anche delle morti accidentali, delle frequenti epidemie, delle guerre, della mortalità infantile, e di tante altre cose che potrebbero indurre (e molto spesso lo fanno) a una valutazione errata dell'<i>età media delle morti naturali</i>.<br />
È un po' come mischiare capre e cavoli, patate e lenticchie. La prima guerra mondiale, per esempio, ha procurato una enorme quantità di morti<a name="morti2"></a><sup><a href="#morti">[1]</a></sup> e facendo così una statistica riguardante il periodo storico menzionato, l'età media si abbassa fortemente; facendo poi un paragone con l'età media di adesso si giunge alla falsa conclusione che noi abbiamo un età media maggiore, rispetto al passato e ad altri paesi sottosviluppati. Falso! ovvero le statistiche dovrebbero essere spiegate più adeguatamente. Se si facesse soltanto riferimento alle <i> morti naturali</i> ci si accorge di come siano falsate le statistiche e non valutate obiettivamente. Cerchiamo di leggere fra le righe e non fermiamoci all'apparenza. Dire che l'età media di un certo periodo storico, in cui
vi era il pullulare della guerra, sia sui 30 o 40 anni, non dice niente dello stato di salute generico e della effettiva età media delle <i>morti naturali</i>.<br />
Intanto l'informazione<i> </i>di regime ci convince in tono eclatante blatterando che oggi la medicina è arrivata ad accertare che l'età media dell'animale uomo può arrivare a 120 anni.<i></i> Scoperta dell'acqua fresca. Ci sono popolazioni considerate arretrate, sparse per il mondo, che già lo sanno, come i longevi Vilcabamba<a name="vilcabamba2"></a> <sup><a href="#vilcabamba">[2]</a></sup> peruviani oppure i Carani Guarani<a name="carani2"></a> <sup><a href="#carani">[3]</a></sup>
nell’America del Sud, gli indiani Toda, le popolazioni indigene del Monte Hagen in Nuova Guinea, gli Abchazi della Georgia, ecc...<br />
Il popolo degli <i>Hunza</i><a name="hunza2"></a> <sup><a href="#hunza">[4]</a></sup>, situato nell'omonina valle del Pakistan la cui età media, fino a non poco tempo fa (prima dell'arrivo della civiltà), era di circa 120 anni <b>[</b><i>vedi</i> <i><b><a href="http://divergenza.altervista.org/d/divergenza/documenti/hunza.htm" target="_blank">la valle degli Hunza</a> </b></i><b>]. </b>Ed è, a quanto è facile dedurre, l'età media propabile di popolazioni non contaminate, che vivono allo stato naturale, a dispetto dell'acqua fresca blabbata dall'informazione televisionaria... Quello che si riesce ad estrapolare da ciò è che addirittura l'età media, riguardante le <i>morti naturali</i> in Occidente, sia addirittura diminuita, fortemente. Altro che aumento! e per di più dovuto ai progressi presunti nel campo medico. Ivan Illich, per es., fa una scoperta importante riguardante dei dati statistici della vita media dell'americano che non è cambiata da 100 anni a questa parte. <br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: arial;">[...] La prima volta che mi sono capitati sotto gli occhi questi dati, non potevo crederci. Reagii come avevo
reagito anni prima di fronte ad altri dati - quando studiavo l'efficacia dell'istituzione medica. Mi sembrava allora incredibile che dal 1880 non fosse cambiato in misura apprezzabile il probabile numero di anni che restavano da vivere a un americano di mezza età.<br />
(...) Mi ci vollero mesi per assorbire il significato di queste informazioni. E' vero che il tasso di sopravvivenza dei neonati è enormemente cresciuto, e che sono più numerosi quelli che arrivano ai quarantacinque anni. Corpi maciullati da incidenti
possono essere ricostruiti con la plastica e l'alluminio; molte malattie sono state quasi eliminate. Ma il probabile numero degli anni che restano da vivere a un uomo adulto non ha subito modificazioni significative. E l'aumento o la diminuizione che si sono verificati intorno alla soglia eterna della morte ha poco a che fare con gli sforzi medici.<br />
La consapevolezza che il denaro, la chirurgia, la chimica e la buona volontà sono impotenti nella lotta contro la morte viene, nelle nostre società, costantemente repressa. È una di quei fatti che, a me pare, sentiamo il bisogno di esorcizzare con il rituale e col mito".</span></blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: x-small;">E-stratto da IL GENERE E IL SESSO, per una critica storica dell'uguaglianza di <i><b>Ivan Illich</b></i><i> (Saggi Arnoldo Mondadori)</i></span></blockquote>
Nel tragico evento del terremoto in Iran alcuni anni addietro tra i pochi superstiti, guarda caso, ci fu una donna di 97 anni, trovata in ottimo stato di salute. È un caso o è la <i>norma</i> raggiungere quella veneranda età, e per giunta, in ottimo stato di salute?... Se si considera l'effetto e le conseguenze del terremoto nella zona specifica l'età media di quel villaggio è risibile, vero! Quindi, andiamoci piano con le statistiche... se poi le statistiche sono manipolate (come è lecito supporre) da interessi economici, beh!... <br />
<br />
Leggendo ancora fra le righe, Si può constatare un altro tipo di occultamento, magari non proprio a livello consapevole, dovuto alla forza dell'abitudine che produce il preconcetto. Una persona nativa della Giordania, intervistata dal giornalista Romano Battaglia, disse che l'età media della mortalità nel suo paese era di circa 90 anni. Il giornalista si stupì, senza approfondire più di tanto quell'asserzione così significativa. (Presumo che Battaglia l'abbia rimossa dalla coscienza, senza pensarci più di tanto). La Giordania è un paese meno sviluppato dei paesi occidentali. Quindi un altra ovvia deduzione a favore della tesi che l'età media della mortalità in Occidente è fortemente diminuita. Ci sono tante cose, tanti eventi, tante letture fra le righe, tanti studiosi non allineati, che ci permettono di capire il perché di queste balle occidentali. È ovvio, chi ne può trarre interesse da questa propaganda di statistiche fasulle e mal interpretate?... Rendiamoci conto, e cerchiamo di guardarci intorno: smog, stress, alimentazione scorretta, caos micidiale, traffico... come può esserci un aumento dell'età media della vità?... La soglia dell'età media della popolazione occidentale è aumentata soltanto secondo l'<i>informazione di regime</i> che ha tutto da guadagnare dalle balle propagandate. <br />
<br />
<div align="center">
<iframe allowfullscreen="allowfullscreen" frameborder="0" height="360" src="https://www.youtube.com/embed/uFR_VqQrG5Y?feature=player_embedded" width="500"></iframe></div>
<br />
Ritornando al popolo degli <i>Hunza</i> <b>[</b><i>vedi</i> <i><b><a href="http://divergenza.altervista.org/d/divergenza/documenti/hunza.htm" target="_blank">la valle degli Hunza</a> </b></i><b>] </b>(ma ciò vale anche per altre popolazioni sparse per il mondo)<b> </b>possiamo fare diverse considerazioni generali:<br />
<blockquote>
<ol>
<li> In una popolazione che vive in una natura incontaminata l'età media della mortalità è molto più alta e diciamo che la vita segue il corso naturale della nostra specie.
</li>
<li> Gli <i>Hunza</i> vivono ad una altitudine elevata (2.500 m. ca. s.l.m) e quindi non soggetti allo smog [ ovviamente riferito ad un possibile inquinamento generalizzato dell'atmosfera, delle acque, del terreno ]<br />
</li>
<li> L'alimentazione degli <i>Hunza</i> è naturale e per lo più di tipo vegetariano.
</li>
<li> Gli Hunza praticano un digiuno stagionale, dovuto più che altro alla
carenza di scorte alimentari invernali, in attesa del nuovo raccolto.</li>
</ol>
</blockquote>
</div>
</td></tr>
</tbody></table>
La cosa che colpisce di più degli Hunza è la loro <i>felicità</i> e il loro <i>sorriso</i> (non certo artefatto come quello delle reclame, tirato su con le molle).<b> </b>Gli <i>Hunza</i>
sono una delle popolazioni più longeve poiché vivono una condizione particolarmente favorevole, non dovuto al codice genetico della popolazione specifica, ma alla loro vita naturale, al loro isolamento.<br />
Non conoscevano nemmeno le <i>malattie</i> fino a che non furono visitati dagli occidentali, che importarono cibi artefatti e chissà cos'altro... Per loro fortuna gli <i>Hunza</i> sono tenaci conservatori delle <i>tradizioni</i>.<br />
<div align="left">
<br /></div>
<div align="left">
<sup><a name="morti"></a><a href="#morti2">[1]</a></sup> Numero di morti che andrebbero interpretati. Oltre alle morti in guerra, bisogna tenere presente le quelle inerenti o conseguenti alla guerra, additabili a fame, a mancanza di igiene, alla povertà, all'alimentazione carente e inadeguata...<br />
<br />
<sup><a name="vilcabamba"></a><a href="#vilcabamba2">[2]</a></sup> <a href="http://www.corriere.it/esteri/speciali/2010/i-reportage-di-ettore-mo/notizie/mo-puntata-28-11-10_b9239670-facc-11df-abbf-00144f02aabc.shtml">Il segreto della longevità tra i montidi Vilcabamba dove la vecchiaia è d'oro</a>, articolo di Ettore Mo su <i>Corriere.it</i></div>
<br />
<a name="carani"></a> <sup><a href="#carani2">[3]</a></sup> <a href="http://www.disinformazione.it/teorema_vegetariano.htm">Il teorema vegetariano</a><br />
<br />
<a name="hunza"></a> <sup><a href="#hunza2">[4]</a></sup> <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Hunza_%28popolo%29">Hunza </a>su Wikipedia
<br /><br />
<script src="http://w.sharethis.com/button/sharethis.js#publisher=f4c29ec5-149f-4cb3-8e3e-5e6316065f12&type=website&buttonText=Condividi&embeds=true" type="text/javascript"></script>gitanohttp://www.blogger.com/profile/02081767446807415252noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5837709539690168210.post-7263878412276449122011-04-05T06:01:00.000-07:002013-01-17T06:17:53.953-08:00Vangelo esseno della pace (Igienismo ante litteram) <br />
Le prescrizioni contenute nel cosiddetto <b><i>Vangelo esseno della pace</i></b> collimano in modo sbalorditivo con la pratica igienista (digiuno, dieta esclusivamente vegetariana, combinazioni alimentari, bagni di sole, di aria e altre pratiche). <br />
<br />
<ul><li>Ecco, vi do per cibo ogni erba che produce seme e ogni albero da frutto che produce seme. E do per cibo ogni erba verde a tutti gli animali della terra, a tutti gli uccelli dell'aria e a tutto ciò che sulla terra si muove e ha in sé il respiro della vita. E vi do per cibo anche il latte di ogni animale che vive e si muove sulla terra; come ho dato loro l'erba così do a voi il loro latte. Ma non mangerete la loro carne né il sangue che la vivifica e certamente io vi chiederò conto di quel sangue zampillante dove dimora la vostra anima, come vi chiederò conto di ogni animale ucciso e delle anime di tutti gli uomini uccisi.</li>
<li>Così io vi dico: «non uccidete né uomini, né animali e neanche il cibo che entra nella vostra bocca!». Perché se mangiate cibo vivente quello stesso cibo vivificherà anche voi, ma se uccidete il vostro cibo quel cibo morto vi ucciderà.</li>
<li>Poi che la vita viene solo dalla vita e dalla morte viene sempre la morte. Infatti, ciò che ha ucciso il vostro cibo ucciderà anche i vostri corpi; e tutto ciò che uccide i vostri corpi ucciderà anche le vostre anime. Perché i vostri corpi diventano ciò che mangiate così come i vostri pensieri diventano il vostro spirito. Quindi non mangiate nulla che sia stato distrutto dal fuoco, dal gelo o dall'acqua; perché i cibi bruciati, congelati o marci bruceranno, congeleranno e faranno marcire anche i vostri corpi.<br />
Non fate come il contadino sciocco che seminò semi cotti, congelati e marci; e quando venne l'autunno i suoi campi non produssero nulla e la sua miseria fu grande. Ma fate come quel contadino che seminò nel suo campo semi viventi i quali si moltiplicarono centinaia di volte. Dunque vivete solo con il fuoco della vita e non preparate i vostri, cibi con quel fuoco della morte che uccide i vostri cibi, i vostri corpi e anche le vostre anime».</li>
<li>«Il fuoco della morte è quel fuoco che arde al di fuori di voi ed è più caldo dei vostro sangue; è quel fuoco che voi usate per cucinare i vostri cibi nelle case e nei campi. lo vi dico, in verità, che quel fuoco di morte distrugge il vostro cibo e il vostro corpo, così come il fuoco della malizia rovina i vostri pensieri e distrugge il vostro spirito. Perché il vostro corpo è ciò che mangiate e il vostro spirito è ciò che pensate. Dunque non mangiate ciò che è stato ucciso da un fuoco più forte dei fuoco della vita ma nutritevi scegliendo i vostri cibi commestibili tra i frutti degli alberi, le erbe dei campi e il latte degli animali. Infatti tutto ciò è nutrito e maturato dal fuoco della vita ed è un dono degli angeli di nostra Madre Terra. Ma non mangiate nulla di ciò a cui ha dato sapore il fuoco della morte perché ciò è di Satana».</li>
<li>«Dunque mangiate soltanto alla mensa di Dio: la frutta degli alberi, il grano e le erbe dei campi, il latte degli animali e il miele delle api, perché tutto il resto è di Satana e, attraverso la via dei peccati e delle malattie, conduce alla morte. Ma il cibo che mangerete alla ricca mensa di Dio rafforzerà e ringiovanirà il vostro corpo e voi non vedrete mai la malattia. Perché nell'antichità la mensa di Dio nutrì Matusalemme e vi dico, in verità, che se vivrete come visse lui il Dio vivente darà anche a voi, sulla terra, una vita lunga come la sua».</li>
<li>«Perché vi dico, in verità, che il Dio della vita è più ricco di tutti i ricchi della terra e la sua mensa traboccante è più ricca dei più ricchi banchetti di tutti i ricchi della terra. Dunque mangiate per tutta la vita alla tavola di nostra Madre Terra e non vi mancherà mai nulla. E quando vi nutrirete alla sua tavola mangiate sempre tutte le cose così come le trovate, non cucinatele e non mescolate una varietà con l'altra, altrimenti le vostre viscere diventeranno come pantani fumanti; e vi dico, in verità, che ciò è ripugnante agli occhi dei Signore».</li>
<li>« Fate attenzione dunque a non contaminare il tempio dei vostro corpo con ogni genere di abominazione. Alla mensa di Madre Terra troverete sempre due o tre tipi di cibo, accontentatevi di quelli; non siate golosi di tutto ciò che vi circonda perché vi dico, in verità, che se voi mescolerete nel vostro corpo tutti i generi di cibo, allora in esso cesserà la pace e in voi si combatteranno guerre senza fine. E col tempo il vostro corpo sarà annientato, così come avviene per le case e i regni divisi in se stessi. Perché il Dio nostro è il Dio della pace e non sostiene mai le divisioni; dunque non attirate su di voi la collera di Dio, altrimenti sarete scacciati dalla sua mensa e sarete costretti a mangiare alla tavola di Satana dove. il vostro corpo sarà corrotto dal fuoco dei peccati, delle malattie e della morte».</li>
<li>«E quando vi nutrite non mangiate mai fino a sazietà; sfuggite le tentazioni di Satana e ascoltate la voce degli angeli di Dio. Perché Satana e il suo potere vi tenteranno a mangiare sempre di più ma, se vivrete dello spirito, voi resisterete ai desideri dei corpo. Infatti il vostro digiuno è sempre gradito agli occhi degli angeli di Dio. Perciò, quando sarete sazi, fate attenzione a quanto avrete mangiato e mangiate sempre un terzo in meno».</li>
<li>«Fate in modo che il peso dei vostro cibo quotidiano non sia inferiore a una mina e che non superi le due mine. Allora voi non diventerete mai schiavi di Satana e delle sue malattie. E non disturbate il lavoro che gli angeli compiono nel vostro corpo mangiando spesso, perchè, in verità, chi mangia più di due volte al giorno compie in sé il lavoro di Satana. E gli angeli di Dio lasceranno presto il suo corpo e Satana se ne impadronirà.<br />
Mangiate solo quando il sole è nel punto più alto dei cielo e mangiate di nuovo quando sarà tramontato; così voi non vedrete malattia perché ciò piace agli occhi dei Signore. E se volete che gli angeli di Dio esultino nel vostro corpo e che Satana fugga lontano da voi, allora sedete alla mensa di Dio una sola volta al giorno. E allora i vostri giorni sulla terra saranno lunghi perché ciò piace agli occhi dei Signore. Mangiate sempre quando la mensa di Dio è apparecchiata dinanzi a voi e mangiate sempre il cibo che vi trovate. Infatti vi dico, in verità, che Dio sa bene di cosa ha bisogno il nostro corpo e quando ne ha bisogno».</li>
<li>Entrate nel santuario dei Signore solo dopo che avrete udito in voi il richiamo dei suoi angeli, perché tutto ciò che mangerete nella tristezza o nella rabbia o in assenza di appetito nel vostro corpo diventerà veleno. Perché il respiro di Satana contaminerà tutto ciò. Dunque disponete con gioia le vostre offerte sull'altare dei vostro corpo e allontanate tutti i cattivi pensieri quando il vostro corpo riceve il potere di Dio alla sua mensa; non sedete mai alla tavola di Dio prima che lui vi chiami con l'angelo dell'appetito.</li>
</ul><br />
Citazioni estratte da <a href="http://www.vangeliapocrifi.it/vangelo-esseni.php" target="_blank">Il Vangelo esseno della pace</a>
<br /><br />
<script src="http://w.sharethis.com/button/sharethis.js#publisher=f4c29ec5-149f-4cb3-8e3e-5e6316065f12&type=website&buttonText=Condividi&embeds=true" type="text/javascript"></script>gitanohttp://www.blogger.com/profile/02081767446807415252noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5837709539690168210.post-9100358889090381062011-03-13T10:21:00.000-07:002013-01-17T06:18:11.862-08:00Biochimica del digiuno [in fase di elaborazione....]<i>Dalla sandbox del mio ex-account Carlog3 su Wikipedia</i><sub><small><a href="#00" name="00x">[0]</a></small></sub><br />
<br />
Il grasso è un efficiente modo di immagazzinare l'eccesso energetico. Con 9,3 calorie per grammo, esso contiene più del doppio di energia per unità di peso rispetto a carboidrati e proteine (entrambi 4,1 cal/g). Un maschio di corporatura media di 70 kg ha circa 12 kg (vale a dire il 18% del peso in un individuo magro) di grasso che conserva approssimativamente 117.000 calorie. Questa riserva di energia potrebbe durare, teoricamente, durante il digiuno di una persona a riposo, circa 70 giorni, a un tasso di 1.680 calorie (1 cal/kg/ora) al giorno. (Dopo due settimane, le proteine forniscono solo il 5% circa del fabbisogno calorico giornaliero). Facendo un'attività moderata, questo periodo si dimezza<sup><small><a href="#01" name="01x">[1]</a></sup></small><br />
<br />
Durante il digiuno, il corpo è sottoposto a mutamenti ormonali e metabolici onde attingere selettivamente la sua estesa scorta di energia nei tessuti adiposi e dunque economizzando il dispendio delle proteine vitalmente utili. L'immagazzinamento nel corpo di glicogeno e glucosio dura solo poche ore. Anche in caso di morte causata da inanizione, le proteine del sistema nervoso centrale risultano risparmiate. Le strutture meno vitali come grasso e proteine dei muscoli<sup><small><a href="#02" name="02x">[2]</a></sup></small> sono usati per prima dopo l'esaurimento di glicogeno.<br />
<br />
Il digiuno può essere diviso in quattro fasi:<br />
<ul><li> <b>Fase gastrointestinale</b>. Si ha nelle sei ore dopo il pasto, durante la quale il glucosio, gli amminoacidi e il grasso sono assorbiti nel sangue, dove si riversa anche l'insulina, rilasciata dal pancreas, in risposta al precedente assorbimento di glucosio e amminoacidi dagli intestini. L'insulina svolge il ruolo determinante in questa fase, consentendo al fegato e ai muscoli di prelevare il glucosio del sangue dalle cellule e immagazzinarlo come glicogeno. L'insulina permette inoltre a tutti gli altri tessuti del corpo di prelevare glucosio per utilizzarlo come energia.<br />
Nelle cellule dei tessuti muscolari, l'insulina fa sì che gli amminoacidi siano presi dal sangue onde sostituire la proteina contrattile decomposta usata come combustibile fin dall'ultimo pasto. In questo modo vengono rimpiazzate anche le proteine in altri tessuti sotto forma di enzimi. L'eccesso di glucosio viene convertito in acidi grassi (gliceridi) dal fegato e dal tessuto adiposo.<br />
Questi acidi grassi formatisi nel fegato sono trasportati nel tessuto adiposo dal flusso sanguigno dove sono immagazzinati come grasso insieme ai gliceridi prodotti nel tessuto adiposo. Il grasso viene assorbito dall'intestino all'interno dei vasi linfatici circostanti che concorrono a formare un dotto linfatico comune chiamato dotto toracico il quale scarica i contenuti nel sistema sanguigno venoso in un punto del collo. Questo grasso viene dunque assorbito dal sangue e immagazzinato nel tessuto adiposo. L'assorbimento e immagazzinamento di tutti questi nutrienti all'interno delle cellule è dovuto all'influenza di livelli elevati di insulina nel sangue.</li>
<li> <b>Glicogenolisi</b>. Dopo la fase gastrointestinale, la quale continua per i successivi due giorni, segue quella glicogenolitica, durante la quale il fegato e la muscolatura, sotto l'influenza dell'insulina in diminuizione e il glucogeno in aumento (un secondo ormone rilasciato dal pancreas), decompone il loro glicogeno in glucosio. Il glucosio del fegato viene usato principalmente dal cervello<sup><small><a href="#03" name="03x">[3]</a></small></sup><sup><small><a href="#04" name="04x">[4]</a></small></sup>, il quale in questo stadio utilizza solo glucosio come fonte energetica. (Anche le cellule del sangue arterioso e le ghiandole surrenali possono usare esclusivamente glucosio, ma ne richiedono molto meno rispetto al sistema nervoso centrale). La scorta di glicogeno che è nel fegato dura circa dodici ore. Il glicogeno della muscolatura consumandosi produce glucosio. Questo approvvigionamento può durare da dodici a ventiquattro ore a seconda dell'attività. Con il decremento dei livelli di insulina, il grasso viene decomposto dal tessuto adiposo in gliceridi i quali vengono rilasciati nel sangue ed usati come combustibile dal fegato e dalle cellule della muscolatura. Dopo un periodo di tempo che va da otto a dieci ore metà del combustibile della muscolatura proviene dagli acidi grassi (gliceridi).</li>
<li> <b>Gluconeogenesi</b>. Benché inizi poche ore dall'ultimo pasto, nel giro di due giorni la gluconeogenesi (il processo di conversione degli amminoacidi in glucosio), diventa la maggiore fonte di glucosio per il cervello. Le proteine non-essenziali trovate nei muscoli e negli enzimi digestivi sono decomposte in singoli amminoacidi, trasportati verso il fegato, il quale li converte in glucosio e urea. L'urea viene secreta dai reni e il glucosio viene usato principalmente dal cervello come fonte di energia. Dopo due settimane di digiuno, il rene assume gradualmente la maggior parte della gluconeogenesi.</li>
<li> <b>Chetosi</b>. A cominciare dal terzo giorno, la chetosi diventa significativa e aumenta fino alla seconda settimana di digiuno. A causa dei livelli bassi di insulina e l'aumento dei gliceridi rilasciati dal tessuto adiposo, il fegato, sotto l'influenza degli alti livelli degli acidi grassi, inizia a convertirli in chetoni per essere utilizzati dalla muscolatura e dal cervello come energia. Siccome la concentrazione di chetoni aumenta nel sangue durante le prime due settimane di digiuno, diventa perciò più facile attraversare la barriera emato-encefalica e rifornire di combustibile il cervello. In questo modo, il cervello può impiegare meno glucosio, e quindi la richiesta per la gluconeogenesi e la decomposizione proteica diventa inferiore.</li>
</ul><b>Consumo proteico</b><sup><small><a href="#05" name="05x">[5]</a></small></sup><br />
Il consumo di proteine diminuisce giornalmente di 75 grammi nella prima settimana fino a 20 grammi a cominciare dalla fine della seconda settimana. La muscolatura tende ad usare principalmente gliceridi e riservare i chetoni ad uso esclusivo del cervello. Va notato che la proteina è ancora una fonte richiesta di energia.<br />
<br />
Le persone obese con un'apparente fonte abbondante di energia quale è il grasso devono prestare attenzione a non esaurire la loro molto minore quantità di proteine non essenziali nel caso di digiuni prolungati. Una adulto maschio di media corporatura il cui peso ideale si aggira intorno ai 70 kg avrebbe 30 kg di tessuto muscolare contenente 6 kg di proteina muscolare esclusa l'acqua. Ipotizzando che la maggior parte delle proteine usate durante il digiuno provengano dai muscoli, il suo organismo perderebbe 4kg di tessuto muscolare nelle prime due settimane e 0,7 kg ogni due settimane successive. In tre mesi [ipoteticamente<sup><small><a href="#06" name="06x">[6]</a></small></sup>], egli avrebbe perso metà della sua massa muscolare. Una persona moderatamente obesa, che ha immagazzinato grasso, la cui durata può facilmente superare i tre mesi, sarebbe molto debole dopo tre mesi a causa della perdita della massa muscolare e il suo organismo correrebbe il pericolo di usare proteine essenziali come quelle del muscolo cardiaco.<br />
<br />
"La sostituzione delle proteine della muscolatura richiede tempo e un esercizio adeguato".<br />
<br />
Una volta interrotto il digiuno, il processo biochimico e fisiologico ritorna allo stato precendete Il glucosio del cibo viene prelevato dal fegato e dai muscoli e immagazzinato come glicogeno. I tessuti del corpo usano glucosio come combustibile, mentre il glucosio in eccesso viene convertito in grasso. Gli amminoacidi sono prelevati dalle cellule muscolari per rimpiazzare le proteine decomposte durante il digiuno.<br />
<br />
Va considerato che la sostituzione (ricostituzione) della proteina muscolare richiede tempo e un esercizio adeguato. Se si mangia oltre misura durante la ripresa alimentare, si può rapidamente riguadagnare il peso precedente come grasso, senza aver completamente rimpiazzato la massa muscolare perduta. Per ogni 10kg di peso perso e riguadagnato, si otterrà un 10% o 1 kg in meno di tessuto proteico. Se una persona programma annualmente tre perdite di peso durante il quale ogni volta si perdono e riguadagnao i 10 kg, teoricamente il contenuto nella composizione corporea darebbe come risultato 6 kg in meno di tessuto proteico (principalmente muscolare) nel giro di due anni. Questo calcolo sarebbe influenzato dal tipo di dieta e dai possibili esercizi abitudinari).<br />
:Ciò comporta delle connotazioni importanti per le persone che digiunano per perdere peso o per quelle che con frequenza fanno brevi digiuni (per esempio un giorno a settimana).<br />
<small><br />
<a name="00"></a><a href="#00x">[0]</a> Traduzione per intero da <i><a href="http://naturalhygienesociety.org/"><i>The Biochemistry of Fasting</i></a></i> <small>url consultato il 26 febbraio 2011</small><br />
<br />
<a name="01"></a><a href="#01x">[1]</a> Sul sito della Scuola della Salute si legge che "Durante il digiuno il corpo attinge alle sue riserve, che in un soggetto normale potrebbero essere sufficienti a fornire energia al corpo per alcuni mesi. Mentre le riserve di grasso sono notevolissime (circa 556.000KJ), notevoli quelle di proteine ( circa 100.00 KJ), quelle dei glicidi o zuccheri sono molto scarse (circa 6700 KJ), sotto forma di glicogeno e queste riserve si esauriscono rapidamente, possono far fronte più o meno al bisogno di un giorno".<br />
<br />
<a name="02"></a><a href="#02x">[2]</a> Nel metabolismo muscolare nello stato di digiuno prolungato si verifica che "la demolizione delle proteine muscolari diminuisce nel digiuno prolungato e la maggior parte dell'energia muscolare è fornita da FFA e corpi chetonici. Con la persistenza del digiuno prolungato, il muscolo dipende sempre più dagli acidi grassi liberi, risparmiando glucosio e corpi chetonici affinché possano essere utilizzati dal cervello". (John W. Pelley, <a href="http://books.google.it/books?id=vHHahK20q7sC&pg=PA117&dq=biochimica+AND+digiuno&hl=it&ei=vRpqTfTFN8fasgbx_6TtDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&sqi=2&ved=0CDAQ6AEwAQ#v=onepage&q=biochimica%20AND%20digiuno&f=false">Biochimica</a> <small>url consultato il 27 febbraio 2011</small>)<br />
<br />
<a name="03"></a><a href="#03x">[3]</a> Nel metabolismo cerebrale nello stato di digiuno prolungato si verifica che "l'aumento dell'utilizzo di corpi chetonici, da parte del cervello, risparmia il glucosio ematico perché venga utilizzato dagli eritrociti che dipendono unicamente dal glucosio per la produzione di energia. La diminunzione dell'utilizzazione di glucosio da parte del cervello riduce la necessità da parte del muscolo di fornire amminoacidi precursori nella gluconeogenesi epatica e così, indirettamente, si risparmiano proteine muscolari". (John W. Pelley, <a href="http://books.google.it/books?id=vHHahK20q7sC&pg=PA117&dq=biochimica+AND+digiuno&hl=it&ei=vRpqTfTFN8fasgbx_6TtDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&sqi=2&ved=0CDAQ6AEwAQ#v=onepage&q=biochimica%20AND%20digiuno&f=false">Biochimica</a> <small>url consultato il 27 febbraio 2011</small>)<br />
<br />
<a name="04"></a><a href="#04x">[4]</a> Sul sito della Scuola della Salute leggiamo che "George F. Cahill jr dell'Elliott P. Joslin Resarch laboratory della ''Diabetes Foundation'' ha per primo dimostrato che il cervello, a digiuno, utilizza i corpi chetonici invece del glucosio. Ricercatori dell'università di Oxford hanno in seguito dimostrato che il cervello è dotato del complesso enzimatico necessario a metabolizzare i corpi chetonici". {<a href="http://www.salute-scuola.it/digiuno.htm">Digiunoterapia:teoria</a> <small>url consultato il 25 febbraio 2011</small>)<br />
<br />
<a name="05"></a><a href="#05x">[5]</a> Sul sito della Scuola della Salute leggiamo che "la maggior parte dei tessuti è in grado di utilizzare per le sue necessità le riserve di grassi e di proteine, ma il cervello e il sistema nervoso centrale richiedono invece glucosio (zucchero semplice) come unica o prevalente fonte di energia. Le riserve di zucchero possono coprire per un sol giorno queste richieste. Il corpo sintetizza prontamente glucosio dalle proteine: ecco allora che si osserva all'inizio del digiuno un gran consumo di proteine, tale che se questa sintesi continuasse il corpo non potrebbe sopravvivere per più di tre settimane. Contemporaneamente aumentano i corpi chetonici nel sangue, come avviene sempre quando si ha un elevato consumo di proteine in carenza di zuccheri". (<a href="http://www.salute-scuola.it/digiuno.htm">Fisiologia e biochimica del digiuno</a> <small>url consultato il 27 febbraio 2011</small>)<br />
<br />
<a name="06"></a><a href="#06x">[6]</a> I tre mesi sono solo ipotetici e fanno riferimento alla condizione in cui le riserve accumulate nel corpo di una persona di corporatura media, a riposo, subiscano un consumo minimo (condizione che nella realtà non si verifica mai).</small>
<br /><br />
<script src="http://w.sharethis.com/button/sharethis.js#publisher=f4c29ec5-149f-4cb3-8e3e-5e6316065f12&type=website&buttonText=Condividi&embeds=true" type="text/javascript"></script>gitanohttp://www.blogger.com/profile/02081767446807415252noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5837709539690168210.post-25034245550099496372011-03-13T04:45:00.000-07:002013-01-17T06:18:29.829-08:00Storia dell'Igienismo [in fase di elaborazione....]<i>Dalla sandbox del mio ex-account Carlog3 su Wikipedia</i><br />
<h2>Antecedenti</H2>L'astinenza volontaria dal cibo ricorre sovente nella storia dell'umanità, legata al rituale religioso, propriziatorio, espiatorio, igienico. In qualche modo le pratiche igieniste, riconducibili al vegetarianesimo e alla pratica del digiuno, hanno una storia millenaria, sebbene riscoperte solo nel XIX secolo. Nella cultura greca troviamo Ippocrate, con il suo motto "la natura è sovrana medicatrice dei mali", che impiega nei suoi trattamenti medici il digiuno terapeutico<sup><small><a href="#01" name="01x">[1]</a></small></sup>. Nella Magna Grecia Pitagora è un praticante esoterico del vegetarianesimo e del digiuno. I pitagorici si astenevano dal consumo della carne, anzi sembra fossero terrorizzati dalle uccisioni di esseri aventi un'anima e dagli uccisori da cui si tenevano sempre lontano <sup><small><a href="#02" name="02x">[2]</a></small></sup><sup><small><a href="#03" name="03x">[3]</a></small></sup>. Inoltre, molti grandi uomini della Grecia antica praticavano il digiuno, tra i quali Socrate, Platone.<br />
<br />
Sembra che il numero 40 sia molto ricorrente nei digiuni esoterici e religiosi come quelli praticati da Pitagora, Mosè, Elia, Gesù, San Francesco e altri. Si tratterebbe, in riferimento all'ottica igienista, del digiuno cosiddetto completo, che si aggirerebbe sui quaranta giorni per un una persona di corporatura media, ovvero di un digiuno protratto fino al punto, ma non oltre, in cui le riserve diventano insufficienti a nutruire l'orgarnismo e oltre il quale il corpo incomincerebbe ad intaccare i tessuti vitali, entrando nella cosiddetta fase di inanizione.<sup><small><a href="#04" name="04x">[4]</a></small></sup> Il campanello d'allarme è il ritorno della vera "fame".<sup><small><a href="#05" name="05x">[5]</a></small></sup><br />
<br />
Gli esempi adducibili in merito alle "pratiche igienistiche ''ante litteram''" sono sterminati e ampiamente attestati storicamente in tutte le culture (fenici, assiri, babilonesi, druidi, nativi americani, popoli pre-colombiani, indiani, giapponesi, cinesi, arabi, in riti tribali africani e australiani, ecc.)<sup><small><a href="#06" name="06x">[6]</a></small></sup>, nelle maggiori religioni: nei testi Veda, nel bramanesimo, nell’ induismo, nel giainismo, nel buddismo tibetano. Praticavano il digiuno gli esseni, i sufi, i catari, i terapeuti, gli stiliti e molti celebri anacoreti<sup><small><a href="#06" name="06x">[6]</a></small></sup><br />
<br />
Erodoto racconta degli egizi come di un popolo estremamante sano, i quali praticavano periodicamente un digiuno mensile di tre giorni. Gli spartani come gli antichi romani, in particolare dell'era repubblicana, praticavano una dieta parca prevalentemente vegetariana. I primi cristiani digiunavano il mercoledì e il venerdì, e successivamente il sabato. Usava il digiuno per curare Aulo Cornelio Celso e Temisone di Laodicea. Il digiuno veniva prescritto dal medico arabo Avicenna come panacea per tutti mali e anche dalla Scuola Medica Salernitana. Molti sono i personaggi storici della cultura occidentale che hanno in qualche modo a che fare con le pratiche dell'igiene naturale: Ildegarda di Bingen, Leonardo da Vinci, Giordano Bruno, Voltaire, Paracelso, Ludovico Carnaro e tanti altri.<br />
<br />
Il digiuno viene tuttora praticato ampiamente tra gli adepti del mondo religioso orientale, fra cui gli yogi indiani, ed è uno dei cinque pilastri della professione di fede dell'Islam.<br />
<br />
<h2>I pionieri dell'Igienismo</h2>All'inizio del XIX secolo alcuni medici scoprirono che cessando l'uso di farmaci e operazioni chirurgiche<sup><small><a href="#07" name="07x">[7]</a></small></sup> si ottenevano risultati migliori con i pazienti. In questo periodo vengono sviluppati nuovi metodi come il digiuno e le diete crudiste, raccomandato l'esercizio fisico, i bagni di sole, acqua fresca e aria; viene creata una teoria "medica" olistica riguardo alla salute e alla guarigione naturale. In Europa questa nuova scienza viene chiamata "cura naturale" (''Nature Cure''), negli Stati Uniti "Igiene" (''Hygiene'') o '''Ortopatia''' e divenne presto uno dei più grandi movimenti riformisti intorno al 1820-1850, molto popolare<sup><small><a href="#08" name="08x">[8]</a></small></sup> non solo tra medici che la praticavano.<sup><small><a href="#09" name="09x">[9]</a></small></sup> Nel secolo successivo perse però terreno a favore del sistema medico (allopatico, farmacologico), che possedeva un potente alleato nell'impero dell'industria farmaceutica e petrolifera di Rockefeller. Il sistema medico gradualmente adotta parte delle misure igieniche dell'<nowiki></nowiki>''Igiene'', rigettando la sua filosofia contraria ai medicamenti. Allorché le "misure igieniche" del sistema medico e l'"Igiene" venivano ad essere di conseguenza sinonimi, onde sopperire alla confusione terminologica, al termine "Igiene" viene aggiunto l'aggettivo "Naturale".<sup><small><a href="#10" name="10x">[10]</a></small></sup><br />
<br />
Al Movimento Igienista o Movimento d'Igiene Naturale, nato nel 1829 negli Stati Uniti, si deve dunque la riscoperta e la diffusione della pratica del digiuno e l'idea basilare che la salute può conservarsi solo mediante comportamenti e abitudini che siano in armonia con la natura, rifiutando categoricamente ogni rimedio farmacologico o popolare. La convinzione dei membri del movimento è che l'accumulo tossico, causato da cattiva e/o insana alimentazione e da uno stile di vita errato, sia la vera e unica causa di malattia, per cui il digiuno rappresentava ai loro occhi l'unico rimedio possibile atto a porre l'organismo nelle condizioni ottimali per lo smaltimento delle tossine accumulate. Tra i pioneri dell'igiene naturale troviamo: Isaac Jennings (Ohio 1788-1874) medico, considerato il precursore del Movimento Igienista; Sylvester Graham, predicatore presbiteriano (Boston 1794-1851); Russell Thacher Trall, medico 1812-1877, considerato il principale teorizzatore di questa disciplina; John H. Tailor; John Henry Tilden, che scrisse “Tossiemia e disintossicazione”, pietra miliare della letteratura igienista.<br />
<br />
In Italia esiste il primo studio su un digiuno di 30 giorni, sperimentale, approfondito e analitico, condotto da Luigi Luciani (professore non-igienista di fisiologia all'università di Firenze), pubblicato nel 1889 con il titolo "Fisiologia del digiuno", il quale usò come cavia un certo Giovanni Succi, già noto all'epoca per altri suoi lunghi digiuni. Precendentemente il dottor Luciani aveva sperimentato il digiuno sui cani.<sup><small><a href="#11" name="11x">[11]</a></small></sup><sup><small><a href="#12" name="12x">[12]</a></small></sup> La cosa curiosa e sorprendente raccontata da Luciani nella sua opera è che lo stesso digiunatore poneva la condizione che il suo digiuno fosse seguito da una Commissione Scientifica<sup><small><a href="#13" name="13x">[13]</a></small></sup> apposita onde vagliare l'effettiva efficacia del digiuno e constatare, mettendo a verbale, che tale pratica non comportava alcun pericolo per il digiunante. La conclusione a cui giunse Luciani è che:<br />
<blockquote>Da questo esame delle principali funzioni del Succi, come già avevo premesso, risulta che egli poté sostenere giorni di privazione assoluta dei cibi, senza mai varcare i limiti fisiologici in tutte le sue attività, senza passare da stato di salute in quello di malattia. Questo fenomeno, che tutti hanno potuto apprezzare e verificare a Firenze, sembrando generalmente strano e sorprendente, valse a dare la stura alle più insussistenti e assurde supposizioni” (''Fisiologia del digiuno'', pagg. 51-52).<sup><small><a href="#14" name="14x">[14]</a></small></sup><sup><small><a href="#15" name="15x">[15]</a></small></sup></blockquote><br />
Negli anni quaranta Dal Co, Dalla Volta e Dagnini<sup><small><a href="#16" name="16x">[16]</a></small></sup><sup><small><a href="#17" name="17x">[17]</a></small></sup>, in base alla loro esperienza clinica, riportarono risultati favorevoli al digiuno.<br />
<br />
<h2>Espansione del Movimento Igienista e studi clinici correlati</h2>Esiste nel campo della pratica del digiuno (anche se a volte non sempre sotto il profilo strettamente igienista) una vasta letteratura che attesta il suo potere guaritore, per cui si possono citare, tra gli altri, autori come Edward Hooker Dewey (Wayland 1839) che nel 1900 pubblicò ’’''The no breakfast plan and the fasting cure''’’<sup><small><a href="#18" name="18x">[18]</a></small></sup>; Hereward Carrington pubblicò nel 1909 ''Vitality, fasting and nutrition''<sup><small><a href="#19" name="19x">[19]</a></small></sup>; Linda Burfield Hazzard pubblicò nel 1927 ''Scientific fasting''<sup><small><a href="#20" name="20x">[20]</a></small></sup>. In Francia Guglielmo Guelpa<sup><small><a href="#21" name="21x">[21]</a></small></sup> scrisse ''Autointoxication et désintoxication''<sup><small><a href="#22" name="22x">[22]</a></small></sup>. Nel 1910 John Thomson introduce l’igiene naturale in Inghilterra. Altri medici pubblicarono saggi sul digiuno, tra cui i francesi Pauchet e Paul Carton, l'inglese Weber, i tedeschi Moller e Rieden, o svizzero Von Segeser il quale pubblicò nel 1914 ‘’La cura del digiuno’’<sup><small><a href="#23" name="23x">[23]</a></small></sup>. Il danese C. Clemmensen presso l’ospedale Fianlud utilizzò il digiuno in 155 casi di epilessia descrivendone gli effetti favorevoli<sup><small><a href="#24" name="24x">[24]</a></small></sup>. Casey A. Wood, professore di chimica al dipartimento di medicina del Bishop's College (Montreal), in un articolo sul ''Canada Medical Record'', intitoloato ''Starvation in the treatment of Acute Articular Rheumatism'', riporta la storia di sette casi, dove l'autore dichiara che la salute dei suoi pazienti affetti da reumatismo articolare acuto venne a ristabilirsi velocemente, senza l'ausilio di medicine, semplicemente praticando l'astensione dal cibo per un periodo che va da quattro a otto giorni, menzionando inoltre altri quaranta casi similari che gli sono capitati, senza mai esser stato necessitato a prolungare il digiuno oltre i dieci giorni".<sup><small><a href="#25" name="25x">[25]</a></small></sup> Negli cinquanta e sessanta, James Mc Eachen e Robert Gross riportarono casi risolti e casistiche di varie patologie risolte con il digiuno<sup><small><a href="#26" name="26x">[26]</a></small></sup>. Sempre sulla stessa linea di casi che hanno trovato riscontro positivo con il digiuno abbiamo gli studi effettuati da William Howard Hay, Heinrich Stern,<sup><small><a href="#27" name="27x">[27]</a></small></sup> Allan Cott, e Yuri Khirgeyevic Nicolayev<sup><small><a href="#28" name="28x">[28]</a></small></sup>.<br />
<br />
Le regole e le teorie igieniste furono poi definite meglio, nel XX secolo, dall'esteso lavoro di Herbert Shelton che ha fatto di tutte le conoscenze igieniste sparse allora nella letteratura scientifica un'articolata sintesi, integrata con le proprie ricerche, diffondendo in tutto il mondo il Movimento Igienista.<br />
<br />
Dopo Shelton, molti sono gli igienisti statunitensi tra cui Vivian Virginia Vetrano, Ralph Cinque, Frank Sabatino, T. C. Fry, Alan Goldhamer e Stanley S. Bass; in Canada abbiamo Jean Rocan (biologo), Trevor Salloum, Philip Martin, Nicole Boudreau; in Australia Alec e Nejla Burton; in Inghilterra, Keki R. Sidhwa; in Grecia Peter e Theodora Coumentakis.<br />
<br />
Nel 1950, dopo la sua esperienza con Shelton, Albert Mosséri in collaborazione con l’editore Gerar Niset si dedicò a diffondere l'igiene naturale in Francia ed in altri paesi francofoni.<br />
<br />
In Italia l'Igienismo viene diffuso dall'Associazione Igienista Italiana, nata a Genova nel 1972, e dalla Società Editrice Igiene Naturale, fondata da Angelo Trimarchi nel 1986 a Gildone (CB)<sup><small><a href="#29" name="29x">[29]</a></small></sup>. Nel 1983 nasce La "Scuola della Salute" diretta da Sebastiano Magnano, il maggior esperto di Igienismo in Italia, dove la pratica igienista convive accanto ad altre pratiche naturopatiche e discipline alternative. Oltre a costoro, si sono interessati di igiene naturale Giuseppe Cocca, Luigi Daina, Emanuele Di Mauro, Vincenzo Falabella, Lidia Gasparini<sup><small><a href="#30" name="30x">[30]</a></small></sup>, Gloria Gazzeri<sup><small><a href="#31" name="31x">[31]</a></small></sup>, Dorina Grassi, Alfio Libralato<sup><small><a href="#32" name="32x">[32]</a></small></sup>, Ettore Matteotti, Flaviano Pizzi, Ancilla Rizzotti, Claudia Rosso, Carmelo Scaffidi, Milli Tomasoni.<br />
<br />
Per quanto riguarda la pratica igienista per eccellenza, il 4 luglio 1991 viene presentata una proposta di legge per la regolamentazione della digiunoterapia dai deputati René Andreani, Gaetano Azzolina, Franca Bassi-Montanari, Willer Bordon, Agata Alma Cappiello, Filippo Fiandrotti, Mariella Gramaglia, Renzo Lusetti, Manfredo Manfredi, Gianni Mattioli, Flaminio Piccoli, Alessandro Tessari<sup><small><a href="#33" name="33x">[33]</a></small></sup>.<br />
<small><br />
<a name="01"></a><a href="#01x">[1]</a> Sebastiano Magnano, <i><a href="http://digilander.libero.it/naturopatia/storia.htm">Storia del digiuno. Il digiuno nell'antichità. Ippocrate (Cos 460 a.C.) e il digiuno. Il digiuno nei testi ippocratici</a></i><br />
<br />
<a name="02"></a><a href="#02x">[2]</a> Carmelo Fucarino, ''Pitagora e il vegetarianismo'', Antonio Giannone ed., Palermo, pag. 22<br />
<br />
<a name="03"></a><a href="#03x">[3]</a> Anche gli indumenti usati non erano fatti di fibra animale (lana), ma di lino<br />
<br />
<a name="04"></a><a href="#04x">[4]</a> Riguardo al ritorno della vera fame Sebastiano Magnano in un intervista dice: "Il professor Luciani lo descriveva come un impulso ben preciso: se non lo si soddisfa subito, subentra la morte entro 48-72 ore al massimo. In ogni caso, dopo aver perso il 40% del peso corporeo si è in imminente pericolo di vita". (Articolo apparso <i>Il Giornale</i> di Stefano Lorenzetto, <i><a href="http://www.giuliorossi.info/tipitaliani/515_20.pdf">Il profeta del digiuno cura i pazienti tenendoli 10 giorni senza mangiare</a></i> (PDF), <small>url consultato il 06 marzo 2011</small>)<br />
<br />
<a name="05"></a><a href="#05x">[5]</a> Nel Vangelo si legge che dopo 40 giorni e 40 notti nel deserto, Gesù ebbe fame e venne tentato dal demonio. Secondo la lettura che ne da Magnano, si tratterebbe di un allegoria del ritorno della "vera fame" dove si è "tentati" a mangiare di tutto. (<i><a href="http://www.salute-scuola.it/digiuno/digiuno_terapeutico.htm">Digiuno. Conoscere il digiuno e viverne l'esperienza con il digiuno di gruppo. Digiuno e spiritualità</a></i><small> url consultato il 24 febbraio 2011</small>)<br />
<br />
<a name="06"></a><a href="#06x">[6]</a> <a href="http://www.promiseland.it/2007/06/06/storia-del-digiuno/">Storia del digiuno</a> <small> url consultato il 3 marzo 2011</small>.<br />
<br />
<a name="07"></a><a href="#07x">[7]</a> Herbert Shelton scrive: « l'"arte medica" in America durante il periodo coloniale era semplice e modesta. Non c'erano scuole e i medici erano pochi [...] Ma a cominciare dall'inizio dell'ottocento troviamo scuole di guarigione, mentre la medicina popolare diventa quasi obsoleta. Viene ad accumularsi una considerevole letteratura medica con terminologia latina e greca; vengono fondate università e scuole di medicina [...] dall'Europa provengono l'omeopatia e il "crono-termalismo" in competizione con la scuola dominante, la quale è nota come "scuola allopatica" [...] ogni scuola accusava l'altra di uccidere i pazienti, accusa che poteva essere ben giustificata contro ogni scuola. Oltre a questa lotta, c'era un diffuso nichilismo verso il rimedio farmacologico tra gli uomini di medicina, e le autorità mediche principali sia europee che americane erano d'accordo con la dichiarazione fatta dal medico Oliver Wendell Holmes, il quale diceva che '''''se tutte le medicine della farmacopea venissero buttare in mare, sarebbe meglio per il genere umano, sebbene un po' meno per i pesci''''' [...] L'intero sistema medico della società occidentale si trovava in uno stato di caos e confusione. Non sorprende che la rivoluzione sia scoppiata inizialmente proprio in Francia, dove la medicina era più progredita. All'inizio del XIX secolo, c'erano medici in Francia che rifiutavano il rimedio farmacologico, facendo affidamento sulla "natura" e sul "buon nutrimento" [...] La rivoluzione in Europa e quella in America è interrelata e interconnessa. Influenzarono la scena americana specialmente i lavori di Priessnitz, Schrodt e Rausse in Germania, Ling in Svezia, Lamb e Combe in inghilterra. La scuola francese sembra abbia esercitato un'influenza minimale fuori dalla Francia [...] Fu proprio in questa atmosfera di dubbio e incertezza, di malattia e morte, che Sylvester Graham pose una pietra nel 1830. [...] Solo l'esistenza di una situazione rivoluzionaria, creata da fallimenti e contradizioni delle teorie pratiche mediche, rese possibile l'immediata e diffusa accettazione delle verità annunciate da Graham, da parte dei suoi contemporanei e succesori ». (<i><a href="http://naturalhygienesociety.org/past2.html">Natural Hygiene history</a></i> - 2 <small> url consultato il 24 febbraio 2011</small>)<br />
<br />
<a name="08"></a><a href="#08x">[8]</a> Scrive Shelton: "...l'Igiene [Naturale] era così vigorosamente diffusa e l'entusiasmo da parte della gente che l'accettava era così grande, che nel gennaio del 1852 si stimava che il numero dei medici praticanti delle due scuole (idropatia e igieioterapia) superavano quelli di ogni altra scuola medica (allopatica, omeopatica, eclettica e fisio-medicale)". (<i><a href="http://naturalhygienesociety.org/past2.html">Natural Hygiene history - 2 </a></i> <small> url consultato il 5 marzo 2011</small>) <br />
<br />
<a name="09"></a><a href="#09x">[9]</a> <i><a href="http://naturalhygienesociety.org/past.html">Natural Hygiene history - 2</a></i> <small> url consultato il 5 marzo 2011</small><br />
<br />
<a name="10"></a><a href="#10x">[10]</a> <i><a href="http://naturalhygienesociety.org/past2.html">Natural Hygiene history - 2</a></i> <small>url consultato il 5 marzo 2011</small><br />
<br />
<a name="11"></a><a href="#11x">[11]</a> <i><a href="http://www.digiuno.it/articolo.php?id=32">Storia e fisiologia del digiuno</a></i> <small>url consultato il 25 febbraio 2011</small><br />
<br />
<a name="12"></a><a href="#12x">[12]</a> <i><a href="http://digilander.libero.it/naturopatia/fisiologia.htm">Digiuno: fisiologia del digiuno da ''Il digiuno terapeutico di Sebastiano Magnano. Testo del corso di formazione per digiunoterapeuti</a></i> <small>url consultato il 25 febbraio 2011</small><br />
<br />
<a name="13"></a><a href="#13x">[13]</a> Il Succi esigeva testualmente "la formazione di una <i>Commissione scientifica</i> che assumesse lo studio dei fenomeni del digiuno, e di un <i>Comitato di sorveglianza</i> che fosse una sicura guarentigia della serietà e rigore dell'esperimento".<br />
<br />
<a name="14"></a><a href="#14x">[14]</a> <i><a href="http://www.digiuno.it/articolo.php?id=32">Storia e fisiologia del digiuno</a></i> <small>url consultato il 25 febbraio 2011</small><br />
<br />
<a name="15"></a><a href="#15x">[15]</a> E altrove: "...abbiamo raccolto altri dati obbiettivi, di carattere più scientifico e di assai maggior valore, per convincerci che durante il digiuno, tutte le funzioni dalle quale si sul desumere lo stato generale, e che offrono per così dire la misura della salute e della malattia, si sono mantenute nel Succi nei limiti strettamente fisiologici". (Luigi Luciani, <i><a href="http://www.libri-on-line.com/libri_digiuno/luigi.luciani.htm">Fisiologia del digiuno</a></i> <small>url consultato il 25 febbraio 2011</small>)<br />
<br />
<a name="16"></a><a href="#16x">[16]</a> <i><a href="http://www.salute-scuola.it/digiuno-terapeutico.htm">Didattica sul digiuno terapeutico</a></i> <small>url consultato il 3 marzo 2011</small><br />
<br />
<a name="17"></a><a href="#17x">[17]</a> "L'azione del digiuno prolungato sul bilancio idro-salino dei cardiopatici scompensati", "L'azione del digiuno prolungato sul bilancio energetico dei cardiopatici scompensati", Giorgio Dagnini, Modena, 1949. (<i><a href="http://www.lifegate.it/it/eco/people/salute/medicina_olistica/il_digiuno_nella_pratica_medica.html">Il digiuno nella pratica medica</a></i> <small>url consultato il 3 marzo 2011</small>)<br />
<br />
<a name="18"></a><a href="#18x">[18]</a> Edward Hooker Dewey, <i><a href="http://www.gutenberg.org/files/27128/27128-h/27128-h.htm">No-breakfast plan and the fasting-cure</a></i>,Meadville (PA), U.S.A, 1900, (in ing.) <small>url consultato il 25 febbraio 2011</small> (testo in integrale in lingua inglese)<br />
<br />
<a name="19"></a><a href="#19x">[19]</a> Hereward Carrington, <i><a href="http://www.alibris.com/booksearch?qwork=7065901&matches=53&author=Carrington%2C+Hereward&browse=1&cm_sp=works*listing*title">Vitality, Fasting and Nutrition: A Physiological Study of the Curative Power of Fasting, Together with a New Theory of the Relation of Food to Human Vitality</a></i>, 1923 (in ing.) <small>url consultato il 25 febbraio 2011</small><br />
<br />
<a name="20"></a><a href="#20x">[20]</a> Linda Burfield Hazzard, <i><a href="http://books.google.it/books?id=Fw4RpMsCh20C&pg=PA243&lpg=PA243&dq=L.++Hazzard+AND+%E2%80%99%E2%80%99Scientific+fasting%22&source=bl&ots=YzItbC_JGU&sig=wtul5kq3wTYpz2-f31So67VE_dE&hl=it&ei=Vm5nTdXPEMXBswadju3wDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=8&sqi=2&ved=0CF8Q6AEwBw#v=onepage&q&f=false">Scientific fasting. The Ancient and Modern Key to Health</a></i>, Kessinger Publishing ed. (ristampa 31 luglio), 1927 (in ing.), <small>url consultato il 25 febbraio 2011</small>, ISBN 10 0548281858, ISBN 13 9780548281857<br />
<br />
<a name="21"></a><a href="#21x">[21]</a> Guglielmo Guelpa (Biella 1850 - 1930) affermava che "i quattro quinti delle malattie sono dovute direttamente o indirettamente ai prodotti tossici provenienti dalle fermentazioni o putrefazioni gastro-intestinali causate dagli eccessi alimentari, o più frequentemente da un'alimentazione irrazionale". Guelpa afferma che le persone e in particolar modo "i bambini troppo grassi e paffuti sono preda più facile di malattie infantili e la loro mortalità è più elevata rispetto ai bambini meno nutriti sotto certi aspetti, ma dotati in realtà di una forza di resistenza più grande poiché il funzionamento delle loro cellule non viene ostacolato da un ''intasamento'' precoce". Inoltre, nell'uomo, "l'eccesso alimentare, soprattutto carnea e di bevande alcoliche, ha prodotto un'esagerazione funzionale degli organi della nutrizione, dando un'apparenza salutare più vigorosa. Poi, poco a poco, come il cavallo troppo frustato, quegli organi sovraffaticati diventano sempre meno capaci di svolgere le loro funzioni avviandosi verso l'impotenza totale. Così per far riposare gli organi sovraffaticati, sovraccaricati di rifiuti tossici, non vi è che un modo razionale di trattamento: il riposo fisiologico tramite il digiuno assoluto e la disintossicazione accelerata con purga abbondante" [una pratica un po' anomala, dato che gli igienisti non fanno uso di purghe]. (<i><a href="http://www.jeune-et-randonnee.com/guelpa.htm">Le jeûne selon la methode du Dr Guelpa</a></i> (in fr.), <small>url consultato il 25 febbraio 2011</small>)<br />
<br />
<a name="22"></a><a href="#22x">[22]</a> ‘’Autointossicazione e disintossicazione: rapporto sul nuovo trattamento per mezzo del digiuno del diabete e altre malattie croniche’’.<br />
<br />
<a name="23"></a><a href="#23x">[23]</a> Sebastiano Magnano, <i><a href="http://digilander.libero.it/scuolasalute/digiuno.htm">Il digiuno terapeutico</a></i> <small>url consultato il 25 febbraio 2011</small><br />
<br />
<a name="24"></a><a href="#24x">[24]</a> C. Clemmensen, <i><a href="http://digilander.libero.it/scuolasalute/digiuno.htm">Inanizion and epilepsy: studies on the influence of inanition upon epileptic attacks</a></i>, Levin e Munksgaard ed., Copenhagen, 1932 (in ing.) <small>url consultato il 25 febbraio 2011</small><br />
<br />
<a name="25"></a><a href="#25x">[25]</a> Arnold Devries, <i><a href="http://jeune-et-randonnee.pagesperso-orange.fr/devries.pdf">Therapeutic fasting </a></i> (PDF), Chandler Book Co. ed., Los Angeles, 1963, (in ing.) <small>url consultato il 4 marzo 2011</small><br />
<br />
<a name="26"></a><a href="#26x">[26]</a> Sebastiano Magnano, ''Il digiuno terapeutico''<br />
<br />
<a name="27"></a><a href="#27x">[27]</a> Heinrich Stern, <i><a href="http://www.archive.org/details/fastingandunder00stergoog">Fasting and undernutrition in the treatment of diabetes</a></i>, ebman company ed., New York, 1916 (in ing-) <small>url consultato il 4 marzo 2011</small><br />
<br />
<a name="28"></a><a href="#28x">[28]</a> "In una ricerca condotta da Nicolayev viene dimostrata l'utilità del digiuno nel trattamento della schizofrenia. Nel 1963, il medico ricercatore russo studia 140 intrattabili di schizofrenia sottoposti a un digiuno la cui durata va dai 20 ai 30 giorni. Per circa 44 dei pazienti la condizione risulterà migliorata". (Yuri Khirgeyevic Nicolayev, <i><a href="http://www.wddty.com/fasting.html">Controlled fasting cure of schizophrenia</a></i>,Mosca, 1963 (in ing.) <small>url consultato il 13 marzo 2011</small><br />
<br />
<a name="29"></a><a href="#29x">[29]</a> La motivazione a fondare la casa editrice è dovuta al fatto, secondo le dichiarazioni di Trimarchi, di essere guarito da un tumore dopo essere stato sottoposto a dei digiuni terapeutici negli Stati Uniti.<br />
<br />
<a name="30"></a><a href="#30x">[30]</a> Nel 1990 Lidia Gasparini a Potenza Picena fonda il centro “Evviva Dio” che diede un ulteriore impulso alla diffusione dell'Igienismo in Italia.<br />
<br />
<a name="31"></a><a href="#31x">[31]</a> Tra le pubblicazioni di Gloria Gazzeri troviamo ''Il segreto di Igea. Guida pratica al digiuno autogestito'' scritto insieme a Sebastiano Magnano.<br />
<br />
<a name="32"></a><a href="#32x">[32]</a> Alfio Libralato, come Shelton ed altri, è un fautore della dieta crudista.<br />
<br />
<a name="33"></a><a href="#33x">[33]</a> <i><a href="http://legislature.camera.it/_dati/leg10/lavori/stampati/pdf/58080001.pdf">Iniziativa parlamentare; presentata il 4 luglio 1991. N. 5808</a></i> (PDF), <small>url consultato il 28 febbraio 2011</small><br />
</small>
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<br />
Il digiuno è processo fisiologico naturale che si viene a realizzare in natura ma anche in certe culture, come quella islamica, in alcun tribù indiane d'America. Praticato anticamente anche da alcune popolazioni, come gli egizi. <br />
<br />
La medicina ufficiale viene comunque a <i>demonizzare</i> il digiuno, in modo unilaterale, quando in realtà essa stessa lo utilizza. Mia nipote per es. una volta fu costretta a stare cinque giorni a digiuno per poter fare varie analisi cliniche. <br />
<br />
È curioso notare come vengono educati gli studenti, poi dottori in medicina, riguardo alla <i>fisiologia del digiuno</i>, diciamo così, il cavallo di battaglia dell'Igienismo. Un mio amico, medico, mi disse una volta che il digiuno provoca l'intossicazione del sangue. Ma io conosco ciò che invece affermano i medici igienisti, vale a dire che il corpo durante il digiuno smaltisce maggiormente la tossiemia, in quantità maggiore, in base alla durata del digiuno stesso. La grossa palla didattica intimidatoria (perché anche il mio amico pensa che non bisogna far passare informazoni false) è condivisa a quanto pare anche dagli esperti di turno che di tanto in tanto fanno le loro belle comparse, in camice bianco o in borghese, in televisione, onde informare ed educare la clientela tele-invasata. I medici generici e qualunquisti, con tutta la sapienza della loro dottrina, non capiscono questa banalità, che anche un ignorantone in materia del mio calibro capisce, ovvero: il digiuno di per sé non provoca l'intossicazione, ma semplicemente favorisce il processo di dis-intossicazione dell'organismo. Il digiuno non intossica un bel niente. L'assurdità e l'incoerenza di questo preconcetto medico nasce dal fatto che una persona per intossicarsi deve ingoiare qualche veleno, qualche cosa che lo intossica, nevvero? Deve essere esposto a qualche causa scatenante. Se questa causa scatenante esiste, essa è precipuamente interna. Quel che si nota nel sangue come fenomeno accentuato tossiemico, non è altro che l'effetto naturale del metabolismo animale e umano nel nostro caso specifico, in cui vengono coinvolti i processi di anabolismo e catabolismo. Durante il digiuno avviene la distruzione dei tessuti in base alla loro importanza e funzionalità: prima vengono eliminati i tessuti grassi, cisti, tumori benigni, ecc., mentre gli organi vitali non vengono intaccati, se non in minima parte (comunque senza danno alcuno per l'organismo). Questo <i>processo catabolico</i> durante il digiuno provoca lo smaltimento della tossiemia in modo più efficiente e in quantità maggiore rispetto allo stesso processo che si realizza in un organismo posto in una condizione di non-digiuno. L'abnorme smaltimento di tossine è dunque pur sempre un <i>processo di disintossicazione</i>, confuso dalla medicina ufficiale (o dagli ufficiali della medicina) con un <i>processo di intossicazione</i>.
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</td></tr></tbody></table>gitanohttp://www.blogger.com/profile/02081767446807415252noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5837709539690168210.post-41836349312025378282010-01-24T05:45:00.000-08:002013-01-17T06:19:22.866-08:00L'igiene Naturale (considerazioni generali)<table border="0" cellpadding="20" cellspacing="20"><tbody><tr><td bgcolor="#ffffff"><img src="http://lh3.ggpht.com/_JGEx9Wt8Lfw/SwMMhOl3EMI/AAAAAAAAABs/8rghio05fJ0/occhio.png" /><br />
<br />
<div align="center"><object width="460" height="360"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/4G6xnevwTdw&hl=it_IT&fs=1&"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/4G6xnevwTdw&hl=it_IT&fs=1&" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="460" height="360"></embed></object></div><br />
Come si sa, l'Igiene Naturale (o Igienismo) è una pratica e uno stile di vita che vede nei fattori naturali (acqua, luce, alimentazione corretta, esercizio fisico, ...) l'orgine e il mantenimento di una perfetta salute. Rientrano nelle pratiche a scopo <i>curativo</i> e disintossicante il <b><i>digiuno</i></b> e le <b><i>diete depurative</i></b>, i bagni di sole, ecc... Secondo l'ottica igienista, la malattia è pressocché una sola: la <i>tossiemia</i>, ovvero l'intossicazione del sangue e dei tessuti. Altro concetto fondamentale igienista è quello dell'<i><b>energia vitale</b></i>. Un ambiente contaminato e uno stile di vita scorretto portano all'<i>intossicazione</i> del sangue e dei tessuti che fa abbassare l'<i>energia vitale</i>, provocando di fatto la malattia. Secondo l'ottica igienista, la malattia viene per guarire e quindi non va curata, ma capita. Sebastiano Magnano, il principale medico igienista italiano, considera il fatto che la malattia oltre alla sua apparente <i>devastazione</i>, possiede anche un versante cosiddetto <i>eupatico</i>, positivo dunque. <br />
<br />
In base all'anatomia comparata, l'uomo come specie non rientra nella classificazione, né dei carnivori, né degli onnivori. I carnivori in effetti hanno un struttura dentale, un conformazione mandibolare particolare e un intestino corto, contrariaramente all'uomo che non possiede queste caratteristiche anatomiche e ha un intestino molto più lungo, dove la carne introdotta viene a imputridirsi, creando così veleni, ovvero una forte intossicazione. Inoltre la digestione della carne stressa a dismisura l'organismo, poiché richiede un tempo molto più lungo (minimo 4 ore) per esempio rispetto a sostanze proteiche vegetali come i legumi (1,5-2 ore). Anche i grassi animali sono deleteri e andrebbero sostituiti con quelli di origine vegetale. In base anche a queste considerazioni, l'alimentazione umana deve essere fondamentalmente di tipo frugivora o fruttariana, o anche vegetariana. Dovrebbero evitarsi dunque cibi animali, i più dannosi dei quali sono la carne di animali con caratteristiche anatomo-fisologiche più vicini all'uomo. Per es. la carne di maiale è più deleteria rispetto a quella di gallina; quella di gallina o di coniglio più deleteria rispetto al pesce o ai frutti di mare. L'Igiene Naturale consiglia inoltre di evitare i cibi raffinati e quelli non integrali, quali zucchero, farine, dolciumi, prodotti di origine indutriale, ecc...<br />
<br />
Vedi <a href="http://www.promiseland.it/inchieste/igienismo.php" target="_blank"><i><b>Igienismo, la scienza della salute</i></b></a>
<br /><br />
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</td></tr></tbody></table>gitanohttp://www.blogger.com/profile/02081767446807415252noreply@blogger.com0