Articolo tratto liberamente da
Buruscio su Wikipedia al quale personalmente contribuii
|
Un rajah hunza con alcuni
membri della tribù (XIX secolo). |
Gli hunza vivono in quello che tra noi è conosciuto come il tetto del mondo, tra le vette himalayane, in un territorio situato nella valle omonima inaccessibile a circa 3000 metri sopra il livello del mare, nell'estremo punto settentrionale del Pakistan dove convergono i confini del Kashmir, Cina, India e Afghanistan. Completamente isolati dal resto del mondo, con una popolazione di circa 30.000 abitanti, sono ritenuti il popolo più felice della terra. Esenti da malattie e dotati di una salute e resistenza straordinarie, la loro longevità diviene legendaria dato che l'età media dell'aspettativa di vita, da quanto ci viene raccontato, viene valutata intorno ai centoventi anni. Viene riportato anche che fra i centenari non è raro raggiungere la venerabile età di 130 anni, tra cui qualcuno sembra sia arrivato ai 145 anni di età. Incredibile... ma sarà vero?...
Più precisamente i
buruscio o
bruscio o
hunza[1] popolano le valli pakistane settentrionali di
Hunza, Nagar e Yasin. Ci sono anche oltre 300 buruscio a
Srinagar,
India[2]. In questa zona, prevalentemente costituita da musulmani, si parla il
burushaski [3], una lingua non in relazione, a quanto pare, con nessun'altra.
[4] Geneticamente sono in parte vicini alle popolazioni dell'
Est Asiatico, facendo supporre che almeno qualcuno dei loro antenati abbia avuto origine nel nord dell'Himalaya.
[5]
Hunza
![Ragazza con bambino](https://lh3.googleusercontent.com/blogger_img_proxy/AEn0k_s5Z3zBicZ-X-1rmL4GnI9_MnHuO6Zp2qxDm18tBgoWSQPDGxKXTO5qqY_OHFddcEBafzfWOlUZp_JknxeuD3rFH23LeUPcYqdqkGMaBL1Mepzu_oVPC5zCdraq42ny7wQbkUy1XOR-TGEv1muoUjMWVjHNDhwzFZQILEqlMwNGo6JRNHWjt7qu3UqaZ5lw3PKuZlx5PCMtFl5R=s0-d)
Il popolo hunza (o
hunzakut) discende dal principato di
Hunza e vive a fianco dei
wakhi e degli
shina.
I wakhi abitano nella parte superiore dell'Hunza localmente chiamata
Gojal e nelle regioni confinanti situate in Cina, Tagikistan e
Afghanistan, e anche a Gizar e nel distretto di Chitral del Pakistan. La
popolazione parlante lo
shina vive nella parte meridionale dell'
Hunza. Essi provengono da
Chilas,
Gilgit, e altre aree
pakistane di lingua shina. I buruscio-hunza, secondo quanto viene riportato da Ralph Bircher
[6],
contavano circa 10.000 abitanti (almeno fino a qualche decennio fa),
sparsi in circa 150 villaggi situati a un'altitudine che oscilla tra i
1660 e i 2450 m. sul livello del mare. La conformazione del territorio
rendeva questo popolo abbastanza isolato dai popoli circostanti, a causa
delle vie di comunicazione impraticabili e pericolose se non
addirittura assenti. Gli hunza abitano molto al di sopra della valle
omonima, sui loro terrazzi (
mesas) spesso fortemente soscesi e
impervi, non esenti dal rischio di frane, con strapiombi di 600-900
metri. Dal territorio degli hunza è possibile osservare i vicini
nagir separati da un profondo grande canyon che rende ancor più difficile le vie di comunicazione.
[6]
Fino a pochi decenni or sono gli hunza erano governati da un
mir (corrispondente al nostro re); il loro capoluogo era Balbit conosciuta anche come
Karimabad. Lo
stato principesco di Hunza venne abolito il 25 settembre del 1974.
Gli hunzakut e la regione di Hunza ha uno dei più alti tassi di
alfabetizzazione in confronto agli altri distretti similari pakistani ed
ed è una delle maggiori attrazioni turistiche del Pakistan; molti
pakistani e turisti stranieri viaggiano per la regione per godere dei
paesaggi pittoreschi e delle sue sbalorditive montagne. Il distretto
possiede molte attrattive moderne ed è abbastanza progredito rispetto
allo standard asiatico. La leggenda locale ci racconta che questi hunza
potrebbero essere stati associati con il regno scomparso di
Shangri-La.
![donna anziana di Karimabad](https://lh3.googleusercontent.com/blogger_img_proxy/AEn0k_v67fCHbvkcDHi_9vVtJP9TYT--nkonuBXqLFV08uJRr8CdK6IQtZZ0LMAp_bKloBFYpXtpGTiu2r1IBjf01DJZob41aA1hNa8TtZqnGuO77EFr8dvwJiBPzx5yNYYMIXsKOTf2bTD9thKqJH6sAddLMVGghixhZvVoH_nZi8XlXY_UDn1P5HgD2CvMknDIDVx6F8ApgC1I=s0-d)
La popolazione degli hunza viene talvolta menzionata per la sua aspettativa di vita eccezionalmente lunga
[8]
Ralph Bircher uno dei maggiori studiosi di questo popolo di circa
10.000 individui, riporta alcune caratteristiche sbalorditive, quasi
leggendarie, nel suo libro
Gli hunza, un popolo che ignorava la malattia [9], ovvero:
- - sono quasi esclusivamente vegani (la carne era consumata poche
volte l'anno e i prodotti di origine animale piuttosto raramente);
- - la dieta si basava su un apporto calorico inferiore alle 2000 kcal, nonostante i lavori piuttosto pesanti che svolgevano;
- - praticavano un duro semi-digiuno stagionale a causa
dell'assottigliamento delle scorte dei viveri in attesa del nuovo
raccolto;
- - gli indumenti che indossavano erano poco adatti, secondo i parametri comuni, a sostenere i rigori invernali;
- - l'età media riguardo alle aspettativa di vita era calcolata a circa 120 anni;
- - l'efficienza fisica e la smagliante salute permaneva fino a tarda età
- - non si conoscevano malattie (prima dell'arrivo massiccio dei prodotti della civiltà consumistica).
La longevità e la salute perfetta degli hunza hanno fatto avanzare
diverse ipotesi a questo riguardo. Le più attendibili riguardano...
- - la dieta naturale e vegetariana e il semi-digiuno obbligato stagionale;
- - l'altitudine e l'ambiente incontaminato in cui vivono;
Altri ipotizzano che l'elisir della loro lunga vita fosse il torrente a cui attingevano l'acqua con particolari
virtù salutari (virtù dovute probabilmente alla completa mancanza di
fluoro). I vari studiosi di "questo popolo greco dell'Himalaya" che si
sono succeduti hanno riscontrato che la loro longevità e salute si siano
andate degradando con il passare del tempo. Già nel 1979 lo stesso
Ralph Bircher riporta la notizia a lui pervenuta tramite conoscenze che
il paese aveva ormai perduto la sovranità e la sua influenza; al posto
del re (mir) c'era adesso la polizia pakistana; inoltre i
prodotti, se non altro alimentari, della civiltà consumistica sembra
avessero ormai invaso tutti i villaggi hunza.[10]
L'indagine di McCarrison
Durante il periodo fra le due guerre mondiali, il medico scozzese
McCarrison operante nel circondario di Gilgit, a Nord del Cachemire,
rimase colpito dalla conformazione fisica e dalla incredibile capacità
lavorativa degli hunza, e per quanto riguarda la sua ricerca sulle
malattie trovava questo popolo insignificante dato che non aveva nulla
da curare se non qualche trauma o frattura. Infine abbandonò le sue
ricerche riguardanti il campo delle malattie per dedicarsi ad esaminare
accuratamente questa ottima condizione salutare degli hunza, da lui
reputato il popolo più sano della terra. A parte gli accessi di febbre
brevi e violenti e qualche infiammazione agli occhi causata dal fumo del
riscaldamento nelle chiuse abitazioni durante il periodo invernale, non
v'erano malattie particolari né quelle dovute all'invecchiamento
(nessuna diminuzione della capacità uditiva e visiva, né indebolimento
degli organi; i denti rimanevano perfetti ed efficienti fino a tarda
età. McCarrison esaminando diversi i fattori essenziali quali le
condizioni climatiche, la razza, l'alimentazione, ecc. arrivò alla
conclusione che il regime alimentare fosse la chiave per capire l'enigma
dell'incredibile salute e longevità degli hunza rispetto anche ai
popoli confinanti che vivevano più o meno nelle stesse condizioni
ambientali contraendo varie malattie, come tubercolosi, malaria, e tante
altre più o meno gravi. McCarrison in definitiva viene ad elencare
queste condizioni alimentari:
- - autosufficienza alimentare
- - assenza di prodotti industriali e commerciali a livello mondiale (zucchero, conserve, cibi raffinati, ecc.)
- - cibi prevalentemente crudi. L'alimentazione base degli hunza era
costituita dai prodotti freschi coltivati in loco quali: cereali,
frutta, e in misura inferiore legumi (fatti germinare, in certi periodi
dell'anno, insieme ai cereali e mangiati così crudi) e latte. La carne e
il vino venivano raramente consumati.
L'ipotesi di McCarrison venne confermata dai suoi stessi esperimenti
praticati su due popolazioni diverse di topi, le quali venivano
alimentate rispettivamente con due diete particolarmente differenti: una
simile a quella praticata dagli hunza e un'altra come quella in uso
nella civiltà occidentale (farina bianca, dolciumi, conserve, carne,
marmellate, ecc.). Questo esperimento significativo attestò la
longevità, la perfetta salute e l'ottima convivenza nel primo gruppo di
topi alimentato secondo il regime alimentare praticato dalla popolazione
degli hunza. Mentre il secondo gruppo rimaneva affetto da malattie e da
una aspettativa di vita molto inferiore oltre al fatto che si
riscontravano numerosi casi di cannibalismo. Questa ricerca pioneristica
riguardo alla correlazione tra il tipo di alimentazione e la longevità
salute verrà Successivamente confermata da altri studiosi.
Agricoltura, allevamento e sussistenza [11]
L'economia degli hunza, fino a pochi decenni fa, era prettamente
chiusa o meglio di sussistenza e si basava sull'agricoltura che veniva
praticata sui loro "terrazzamenti" (
mesas), in maggior parte però quasi sterili. Nel poco terreno fertile dunque si coltivano alberi da
frutta, in particolare albicocchi, e altri prodotti riportati sotto
(vedi
Dieta hunza). Il riciclaggio in questo
ambiente naturale viene praticato al massimo: i ramoscelli ottenuti
della potatura vengono recuperati e utilizzati poi come combustibile nei
mesi invernali più rigidi; allo stesso modo lo sterco dei pochi capi di
bestiame (mucche, capre e pecore, utilizzate per lo più per il latte)
viene fatto essiccare e immagazzinato per poi bruciarlo d'inverno. La
carestia stagionale che colpiva nel periodo primaverile, prima del
raccolto, sembra fosse andata peggiorando con il tempo e il
regime dietetico
già spartano degli hunza diventava sempre più insufficiente, data la
fisionomia dell'aspro e sterile territorio e la carenza di fonti
acquifere, senza nessuna possibilità di irrigazione, in concomitanza
oltretutto con l'aumento della popolazione. Questa cosiddetta "primavera
di fame", iniziava pressappoco dopo la festa di ringraziamento, il
Bop-Faou, (come viene riportato da Lorimer nel 1935), durante la quale
si implorava la fecondità della terra con riti cerimoniali solenni e
giochi di destrezza, a cui seguivano settimane di semi-digiuno
coincidente con i più duri lavori nei campi. Nonostante la carestia gli
hunza rimanevano un popolo legato e solidale, allegro, ospitale e
generoso, esente da avarizia ed egoismo, dignitoso, nonostante gli
stenti, tanto che Lorimer riporta nel suo
diario di bordo casi
incredibilmente eclatanti e commoventi di ordinaria abnegazione,
aggiungendo inoltre che "la fame non ha nessuna influenza sull'umore di
questa gente, non arriva a piegare il loro temperamento".
[12]
Questa economia di sussistenza negli ultimi decenni si è aperta al
mercato globale con afflusso di prodotti alimentari esterni
sofisticati che di certo hanno mutato in qualche grado la fisionomia, la
cultura, gli usi e costumi degli hunza.
Dieta hunza
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Pane hunza
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La dieta degli hunza di qualche decennio fa (riportata da diversi
studiosi specialmente da McCarrison e Wrench) era costituita in gran
parte da alimenti di origine vegetale prodotti
in loco: orzo, miglio, grano saraceno, grano
[13] (e quindi l'utilizzo della farina integrale e di una specie di pane azzimo), mais
[14]
(raro), in misura inferiore legumi (fagioli, piselli, lenticchie, fave,
ceci), frutta (more, mele, uva, ciliege, prugne, pesche, giuggiole,
melagrane, meloni, pere, mandorle, noci) e specialmente albicocche fatte
essiccare (delle albicocche si utilizzavano anche i noccioli da cui si
ricavava anche un tipo d'olio), patate, verdure varie, carote, zucche,
cavoli, cetrioli, melanzane, pomodori, erbe selvatiche ed aromatiche. Il
vino veniva consumato in rare occasioni, perlopiù coincidente con
particolari eventi. Per quanto riguarda i prodotti di origine animale
abbiamo il latte (specialmente di YAK), formaggio fresco (
brus) e da conservare (
rahkpin), ricotta (
quark), il burro o
maltache
(alimento preziosissimo); la carne, in genere ricavata dal bestiame
minuto (pecora, capra, gallina), era utilizzata raramente ma mai
assente.
[15] L'unico prodotto
importato e usato con parsimonia era il
salgemma proveniente dalle zone vallive vicine.
Lingua
La lingua hunza attualmente resta ancora senza possibilità di poter
essere collegata ad altre lingue limitrofe e non, esistenti o estinte.
Secondo Lorimer questa lingua si è evoluta separatamente da almeno 5000
anni a questa parte e comunque lo stesso linguista ammette di non essere
riuscito nemmeno a completare un sufficiente vocabolario nei suoi 15
mesi di permanenza, aggiungendo inoltre che avrebbe avuto bisogno di
almeno altri dieci anni per poterlo fare
[16]
Religione [17]
Appartenenti formalmente alla setta dei musulmani ismaeliti ovvero
aderenti alla dottrina di Ismaele o Maulaï, gli hunza, come osservava
Lorimer, sono molto diversi dagli stessi popoli limitrofi, non avendo
nessuna pratica che si manifesti esteriormente, né rituali, né
preghiere, né templi, oggetti di venerazione o pellegrinaggi, né
tantomento si può trovare qualche parvenza di
mullah o gerarchia
religiosa. La religione e la preghiera vengono vissute intimamente. Lo
stesso Lorimer racconta che soltanto dopo tre mesi scoprì per puro caso
che un certo contadino, per nulla distinguibile dagli altri, era in
realtà un
khalifa (prete laico). Non vi si trova, almeno apparentemente,
traccia di superstizione, né credenze riguardanti il malocchio, la
magia, come avviene invece per i popoli vicini, dai quali si distinguono
ancor più per il fatto che le donne non portano il velo ed hanno parità di diritti.
Usi e costumi, arte e letteratura
Gli hunza sono soliti festeggiare i grandi eventi nel giorno del solstizio d'inverno con danze e musica eseguita dai
béricho,
musicisti di origine indiana. L'arte come la letteratura sono pressocché
assenti. Come ogni civiltà contadina ci sono diverse festività e riti
propiziatori legati alla semina e al raccolto come quella che si celebra
il 6 febbraio per la semina dell'orzo. Non manca il carnevale che si
celebra all'inizio di febbraio. Gli hunza sono inoltre delle
appassionati e abili giocatori di
polo.
Gli Hunza e Alessandro Magno
La leggenda riguardante i burusci racconta che essi discendono dal
villaggio di Baltir, fondato da un soldato abbandonato dall'armata di
Alessandro Magno è una leggenda comune a molta parte dell'Afghanistan e Pakistan settentrionale.
[18] Tuttavia, l'evidenza genetica sostiene soltanto una componente genetica balcanica tra i
pashtun afghani,
[19] e non tra i burusci.
[20]
Gli hunza e la Macedonia
Nel 2008 l'Istituto Macedone per le Ricerche Strategiche "16.9"
organizzò un ricevimento del principe hunza Ghazanfar Ali Khan e della
principessa Rani Atiqa, considerati discendenti dell'armata di
Alessandro.
[21] La delegazione hunza venne accolta all'aeroporto di
Skopje dal primo ministro
Nikola Gruevski, il capo della
chiesa ortodossa macedone, l'arcivescovo Stefano, e dall'allora sindaco di
Skopje Trifun Kostovski.
Note
- [1] ^ Il nome hunza era riservato inizialmente al fiume che divideva le popolazioni dei buruscio da quella dei nagir, mentre l'etnonimo hunza viene attribuito ai buruscio dalle popolazioni limitrofe. - Ralph Bircher, Gli hunza,... op. cit., pag. 32
- [2] ^http://repositories.lib.utexas.edu/bitstream/handle/2152/2777/munshis96677.pdf?sequence=2
- [3] ^ Ralph Bircher parla di lingua hunza piuttosto che di burushaski, poich?uest'ultima ?nche la lingua (poco diversificata) dei nagir e dei pi?istanti yasin che differiscono moltissimo sia per quanto concerne la cultura, gli usi e costumi, che per le condizioni fisiche e ambientali.
- [4] ^ (EN) Lingua burushaski, Enciclopedia Britannica online
- [5] ^ (EN) Worldwide
Human Relationships Inferred from Genome Wide Patterns of Variation -
Science 22 febbraio 2008:Vol. 319. no. 5866, pp. 1100 - 1104 DOI:
10.1126/science.1153717
- [6] ^ a b Ralph Bircher, Gli hunza,... op. cit., pagg. 32-33
- [7] ^ Ralph Bircher, Gli hunza,... op. cit., pagg. 23-29
- [8] ^ (EN) G. T. Wrench, "Il ciclo della salute: le sorgenti di lunga vita e la salute tra gli hunza", Dover Publications, 2006
- [9] ^ In
effetti Ralph Bircher non fa altro che semplificare e divulgare, a
volte criticando e rettificando, il resoconto fatto dal linguista E.O.
Lorimer e sua moglie i quali restarono tra gli hunza per un periodo di circa 15 mesi, con lo scopo di studiarne la lingua.
- [10] ^ Ralph Bircher, Gli hunza,... op. cit., pag. 20
- [11] ^ Ralph Bircher, Gli hunza,... op. cit.
- [12] ^ Ralph Bircher, Gli hunza,... op. cit., pag. 54
- [13] ^ A volte i cereali vengono fatti germinare prima di essere mangiati crudi.
- [14] ^ Del mais si mangiavano le pannocchie molto prima che queste giungessero a maturazione
- [15] ^ McCarrison
riferesce che la carne tra gli hunza viene consumata cinque o sei volte
al mese (piu frequentemente nei periodi invernali)
- [16]^ Ralph Bircher, Gli hunza, ... op. cit., pag. 34
- [17]^Ralph Bircher, Gli hunza, ... op. cit., pagg. 56-62
- [18]^ (EN) Un dizionario etno-storico della Cina. Westport, Conn.: Greenwood Press, 1998, ISBN 0313288534.
- [19]^ (EN) evidenza
cromosomica Y riguardo a un limitato contributo greco alla popolazione
pathan del Pakistan, European Journal of Human Genetics (2007) 15;
pubblicato online il 18 ottobre 2006
- [20] ^ (EN) Y-Chromosomal DNA Variation in Pakistan - Am. J. Hum. Genet. 70:1107?1124, 2002, pg. 117
- [21] ^ Alexander?s ?descendants? boost Macedonian identity - FT.com
Bibliografia
- (SV)
D.L.R. Lorimer, la lingua burushaski, 4 voll., Institutett for
Sammenligende Kulturforskning, Oslo, 1935, (Leipzig, Otto Harrasowitz)
- (EN) E.O. Lorimer, Language hunting in the Karakoram, George Allen & Unwin, London
- (EN)
G.T. Wrench, M.D.T. e Wheel o health, a study of very health people.
The C.W. Daniel Company Ltd. Londra. W.C. 1. 1938. Brigadier General Sir
George Cookrill, Pioneer Explorationa in Hounza and Chirral, in the
"Himalaya Journal", Vol. XI (1939), p. 15-41, Campell Secord and
the MICHAEL VYVYAN, Reconnaissance of Rakaposhi and the Kunyang glacier,
in "The Himalayan Journal", Vol. XI (1939), pag. 156-164 (resoconti di
McCarrison riproposti da Wrench, uno dei suoi allievi)
- (EN) Clark, John. Hunza: Lost Kingdom of the Himalayas. 1956. New York, Funk & Wagnalls Company.
- (EN) Tobe, John H. (1960). Adventures in a Land of Paradise. Emmaus, Pa.: Rodale Books.
Fonti
- Ralph Bircher, Gli hunza, un popolo che ignorava la malattia, tradotto da Giovanna Ponticelli, Libreria editrice fiorentina (quaderni d'Ontignano). ISBN 88-89264-07-1